Seppur in un contesto assai complesso e dagli equilibri fragili continua il processo di decolonizzazione di alcuni stati africani. Il Burkina Faso nazionalizzando le sue miniere d’orocompie un passo importante.
Il governo del Burkina Faso, guidato dal capitano dell’esercito Ibrahim Traoré, ha ufficializzato la nazionalizzazione delle principali miniere d’oro del Paese per un valore di circa 80 milioni di dollari.
Si tratta di un altro passo in avanti compiuto verso la decolonizzazione del suo Paese: già in precedenza redarguì gli altri di stato africani, invitandoli a smettere di agire a marionette dei colonialisti europei, auspicando che inizino a impegnarsi per soddisfare le esigenze della propria gente, in modo da renderla prospera e indipendente perché “uno schiavo che non sa farsi carico della propria rivolta non merita di essere compatito”. In un lungo discorso alla radio nazionale, in cui ha risposto alle domande degli ascoltatori, ha annunciato la revoca dei permessi minerari rilasciati a compagnie affidando le concessioni a nazionali o a nuovi partner internazionali. “Ci sono licenze minerarie concesse a potenze che rifiutano categoricamente di sostenerci nella lotta contro il terrorismo. Un buon numero di licenze sono già state ritirate e continueremo in questa direzione”, ha dichiarato il presidente burkinabé. La volontà dichiarata è di far riappropriare lo stato di tutte le miniere d’oro presenti sul territorio, con l’obiettivo di riprendere il controllo dell’economia nazionale, valorizzando la conoscenza locale, portando avanti il processo di indipendenza del continente africano nei confronti del neocolonialismo, sottile e poco rumoroso ma tremendamente efficace. “Sappiamo come estrarre l’oro, quindi non vedo perché dobbiamo permettere alle multinazionali di farlo al nostro posto. Il Burkina Faso è il quinto produttore d’oro in Africa, e il metallo prezioso costituisce una delle principali esportazioni del Paese. La nazionalizzazione è un tratto distintivo dell’operato portato avanti dal governo del Presidente Traoré è presidente e procedere alla sovranità monetaria è stato un importante passo in avanti in questo senso.
Nell‘agosto 2024 lo Stato ha preso il controllo di alcune miniere che erano sotto il controllo di compagnie straniere: Boungou (a est), gestita dalla britannica Endeavour Mining, e Wahgnion (a sud-ovest), della statunitense-burkinabé Lilium Mining approfittando di alcuni contrasti esistenti tra alcune compagne rivali. Nel febbraio 2023, la giunta militare aveva sequestrato tra 200 e 300 chili d’oro alla Endeavour e alla società russa Nordgold, giustificando tali azioni con “necessità pubbliche” e il “contesto eccezionale” dovuto alla partecipazione all’impegno bellico in corso. Effettivamente dal 2016 in Burkina Faso ha continuato mad affrontare un conflitto interno tra le forze governative da un lato e Ansaroul Islam, gruppo di miliziani affiliato ad al-Qaeda, e lo Stato islamico nel Sahel dall’altro. La decisione di revocare le licenze minerarie, in particolare a società che “non sostengono il Paese nella lotta contro il terrorismo”, può considerarsi un nuovo passo nel tracciamento di una nuova era nelle relazioni internazionali del Burkina Faso. Il governo militare si è progressivamente allontanato dall’Occidente e in modo particolare raffreddando i rapporti con la Francia, ex colonizzatrice. Le miniere di materie prime costituiscono uni dei principali motivi per cui l’Africa fa gola ai colonizzatori stranieri, occidentali e non, che siano stati o multinazionali. Privare loro l’accesso a queste risorse dall’importantissimo impatto economico costituisce una mossa cruciale per esercitare un’indipendenza reale. Tuttavia molti Paesi, come il Burkina Faso, sono indeboliti da conflitti interni ed esterni e questo aspetto costituisce ancora un importante motivo di vulnerabilità. A livello internazionale, il governo di Ouagadougou ha rafforzato i legami con la Russia, cercando nuovi alleati per supportare la propria politica sovrana, in un contesto in cui alcuni Paesi africani vogliono giocare un nuovo ruolo nello scenario internazionale: si cerca una collocazione nello scenario multipolare vigente strizzando l’occhio ai BRICS cercando di non farsi schiacciare neanche da loro. La partita a scacchi è complessa e una delle principali novità è che l’Africa, dopo tanto tempo, sta finalmente facendo le sue mosse.
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