Il portafoglio elettronico digitale introdotto dall’Unione Europea si chiama ID Wallet, per esteso European Digital Identity Wallet, 26 marzo 2024 il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato la proposta di regolamento che stabilisce questo nuovo sistema per l’identità digitale europea (e-ID) e dal 23 ottobre 2024 è stato reso disponibile in Italia, Paese non sempre apripista in senso positivo, per un campione di 50.000 cittadini per poi rilasciarlo progressivamente di tutti i cittadini.
L’ID Wallet è un’app promossa dall’Unione Europea che permette di avere a disposizione i documenti più importanti attraverso un’app da scaricare con il telefono cellulare. Il progetto utilizza i fondi stanziati nel piano per la digitalizzazione dei dati personali e della pubblica amministrazione (circa 1,7 miliardi di euro) che ha come obbiettivo l’istituzione nel 2026 di un portafoglio digitale europeo unificato. La volontà dichiarata è quella di abbandonare la carta e conservare i documenti in modo più agile e snellire i rapporti con la Pubblica Amministrazione. L’Italia ha anticipato il resto d’Europa e, dopo aver abilitato l’utilizzo un campione di 50.000 persone a partire dal 24 ottobre 2024, la tappa designata per mettere a disposizione di tutta la popolazione questo nuovo dispositivo è il 4 dicembre 2024. Dopo l’insuccesso di iniziative simili il Belpaese si conferma così campo di sperimentazione di innovazioni sociali di vasta portata. Per far prendere confidenza con il portafoglio elettronico inizialmente si è deciso di mettere permettere di caricare tre documenti: la patente di guida, la tessera sanitaria con codice fiscale e la carta europea della disabilità. A questo punto diventa quindi possibile circolare senza il corrispettivo cartaceo dei documenti caricati digitalmente. L’iniziativa si colloca nel solco della carta d’identità elettronica e dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), quest’ultimo è stato aspramente criticato per via della sua farraginosità. Questi due dispositivi sono di fatto due vie d’accesso necessarie per accedere al portafoglio digitale, costituendone parte integrante. Un’ulteriore via d’accesso è l’app IO, dispositivo inaugurato nel 2020 che fa da tramite con pubbliche amministrazioni locali e nazionali. L’obbiettivo progressivo è quello di includere tutte le carte digitali disponibili per evitare che sia necessario doversele portare fisicamente appresso andando ad appesantire il portafoglio. Per usufruire di questo servizio è necessario effettuare alcune procedure preliminari come caricare i documenti da utilizzare e avvertire la Pubblica Amministrazione. Il programma applicativo è rivolto ai cittadini maggiorenni e per accedervi si necessita un cellulare o un tablet e una connessione a internet stabile. L’allettante prospettiva è quella di avete tutti i documenti in formato digitale comodamente utilizzabili dallo schermo del proprio telefono. Si prevede quindi l’inclusione della tessera elettorale, di passaporto, delle licenze professionali e dei titoli di studio, avendo la possibilità di ricorrere all’app anche per candidarsi a concorsi pubblici. La comodità offerta può avere però il prezzo salatissimo della libertà personale. Potrebbe celarsi l’insidia di un Grande Fratello digitale, stringendo il cerchio sul controllo di dati sensibili di tipo sanitario e fiscale, invogliando i cittadini con una tagliola del vantaggio immediato. Questa comoda scorciatoia sarebbe quindi il tramite per annullare ogni parvenza di privacy. A degli stimoli esterni indotti che cercano di indirizzare le scelte dei cittadini e l’orientamento dell’opinione pubblica si aggiungerebbe un controllo serrato che fa leva sull’arma del ricatto. L’iniziativa parte come facoltativa volumi consistenti di adesioni potrebbero avallare l’introduzione dell’obbligatorietà. A quel punto il passo conseguente è arrivare all’equivalenza tra identità personale e identità digitale. I diritti possono essere revocati qualsiasi momento bloccando l’accesso al portafoglio digitale, trasformandoli così in concessioni, come già è accaduto in passato. Anche inibendo o revocando una scheda SIM diventerebbe impossibile effettuare una telefonata o anche aver accesso al proprio conto corrente, non a caso è già possibile da tempo utilizzare il cellulare per effettuare i pagamenti. Comodissimo, più facile non solo di aprire il portafogli e prendere le banconote ma anche di usare un carta di credito, ma equivarrebbe cedere il controllo di tutti i documenti necessari nella vita quotidiana alle autorità. È significativamente già successo che un Capo di Stato congelasse i conti correnti dei cittadini rei di manifestare contro delle disposizioni giudicate inique e vessatorie, ledendo arbitrariamente i più elementari diritti civili come accadde in Canada nel 2022. Ora il gioco sarebbe non solo servito su un piatto d’argento, ma anche esteso e reso da misura estrema e prassi comune. Il modello preso è quello delle grandi aziende private: per il 2032 la Commissione Europea prevede l’attuazione di una strategia digitale riferendosi ai Governi come a delle piattaforme all’interno del progetto “Digital Decade 2030”. Proprio come il denaro nella moneta digitale è un buono da spendere che scade, così rischiano di essere ridotti tutti i diritti civili fondamentali. L’ID Wallet è la nuova trappola che gettano i fautori della diffusione di un modello di credito sociale che in Cina è già realtà e che si vorrebbe introdurre per tappe anche in Occidente, creando una società pesantemente oppressiva e tecnocratica. Il fine è quello di poter spegnere sul nascere qualsiasi insubordinazione e ogni minaccia all’ordine precostituito, in un disegno di società che renderebbe i cittadini non solo via via più appiattiti allo status di consumatori ma anche a quello di automi a portata di click.
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