Julian Assange, martire della libera informazione

Julian Assange, martire della libera informazione

La vicenda di questo noto programmatore e attivista australiano che con Wikileaks ha diffuso alcune informazioni secretate, dice molto del reale volto della civiltà occidentale, che si vanta di essere aperta e democratica mentre è capace di utilizzare sistemi repressivi non così diversi da quelli delle dittature totalitarie che tanto critica e di cui invece dovrebbe costituire una sana alternativa. Julian Assange è quindi un eroe moderno immolatosi per la causa in cui crede?

Wikileaks, l’anti-Wikipedia

Wikileaks, dall’inglese “leak” perdita è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che pubblica documenti secretati sul proprio sito internet. La struttura è stata fondata da un programmatore australiano di nome  Julian Paul  Hawkins, nato nel 1971 a Townswille, e che poi sarebbe diventato noto al mondo come Julian Assange.  Wikileaks è per scelta sprovvista di una sede ufficiale per garantire più facilmente l’anonimato di chi lavora per essa.

Logo di Wikileaks
Logo di Wikileaks

Le informazioni raccolte vengono ricevute in forma riservata e trasmesse attraverso un sistema di cifratura per poi venire pubblicate sul sito dell’organizzazione. Si tratta di dati di carattere governativo o aziendale concessi da whisteblower, cioè soggetti che nel corso della propria attività lavorativa scoprono fatti che possono arrecare danni all’Ente o azienda per cui prestano servizio denunciandoli. Nel sito operano attivisti, giornalisti indipendenti, scienziati e ognuno in possesso di informazioni riguardanti  “comportamenti non etici di istituzioni e aziende” è invitato a trasmettere i suo materiale. L’organizzazione poi ha l’interesse di mantenere l’anonimato di queste persone al fine di salvaguardare la loro sicurezza. Julian Assange ne fu appunto fondatore nel 2006, caporedattore  e figura di riferimento fino al 2018, anno in cui gli subentrò il giornalista investigativo islandese Kristin Hrafnsson, che venne scelto dallo stesso Assange come suo sostituto, essendo lui stesso impossibilitato ad accedere a internet in quel periodo.

Kristin Hrafnsson, giornalista e capo di Wikileaks dopo Assange
Kristin Hrafnsson, giornalista e capo di Wikileaks dopo Assange

L’obbiettivo dichiarato è essere “una versione irrintracciabile di Wikipedia che consenta la pubblicazione e l’analisi di massa di documentazione riservata”. Se la cosiddetta “Enciclopedia Libera” non è libera per niente, essendo schiacciata su posizioni “liberal” anche a detta di Larry Sanger,  uno dei suoi fondatori, Wikileaks dichiara di volersi battersi per maggiore trasparenza nel mondo, così da cercare di difendere etica e democrazia. Le prime rivelazioni riguardano un complotto per assassinare alcuni componenti del Governo somalo, alcuni dati sull’equipaggiamento utilizzato dall’esercito statunitense nella Guerra in  Afghanistan, della corruzione del Governo keniota e tracce del lavoro di hacker cinesi. È la pubblicazione di Collateral Murder nel 2010, un video che mostra l’uccisione di 18 civili, tra cui due giornalisti dell’agenzia di stampa britannica Reuters,  da parte di un elicottero americano durante la guerra in Irak, a porre l’attenzione internazionale su Wikileaks. Il sito dell’organizzazione venne oscurato, ma questa ovviò al problema spostandosi su un altro dominio.

I crimini di guerra

Assange, l’uomo chiave di Wikileaks, ha concretamente corso il rischio di venire estradato negli Stati Uniti per aver assunto un ruolo determinante  che qualcuno dovrebbe rivestire in una società libera ed equa, cioè operare per garantire la libera circolazione di informazioni di interesse pubblico. Le istituzioni statunitensi non hanno sopportato che dei normali cittadini potevano avere accesso a degli archivi secretati, reputandola una violazione gravissima nonché una minaccia al proprio potere. L’Occidente che si vanta di essere libero, democratico e garantire libertà di parola ed espressione dovrebbe invece contemplare, almeno in linea teorica, la trasparenza. In oltre 100 Paesi vige il Freedom of Information Act, la normativa che garantisce a chiunque il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni, salvo i limiti a tutela degli interessi pubblici e privati stabiliti dalla legge. Il FOIA è stato emanato negli Stati Uniti nel 1966, durante il mandato del Presidente Lyndon B. Johnson. Una di queste notizie incriminate riguarda il carcere di massima sicurezza di Guantanamo, enclave americana nell’isola di Cuba.

Carcere di Guantanamo
Carcere di Guantanamo

 Il Comitato Internazionale della Croce Rossa nel 2004 denunciò torture subite da detenuti, tra cui 750 rivelatisi innocenti.  Simili accuse vennero mosse alla prigione irachena di Abu Ghraib durante la II Guerra del Golfo. Il materiale audiovisivo del sopra citato Collateral Murder venne controllato da varie personalità tra cui il giornalista islandese Kristinn Hraffnsson, che lo fece trasmettere sulla TRUV, la tv di stato islandese,a zione che gli costò il posto. All’inizio il Governo americano cercò di difendersi parlando di miliziani terroristi protagonisti di uno scontro armato in cui persero la vita. L’informatore era Bradley Manning, analista dell’esercito americano in Irak. Anche il Pakistan è oggetto di questi “leaks”: secondo la versione ufficiale USA si inviavano a Pakistan aiuti umanitari, nella realtà erano fondi da convertire in aerei militari e armi. Manning fu denunciato dal collaboratore a cui aveva rivelato la sua azione venne internato in Virginia. Nel 2020 venne liberato.  Due mesi dopo Wikileaks tornò  a far parlare di sé con gli Afghan War Logs: oltre 76.000 documenti segreti sul conflitto in Afghanistan. Nei files scritti dai soldati USA si menzionavano le coordinate e l’orario degli eventi. La verità venne alterata ancora una volta dai media. Inoltre i nomi veri attori sul campo non vennero mai menzionati. Una di queste era la Task force 373, un’élite che prendeva ordini dal Pentagono. Si procedette a uno sterminio a tappeto che non faceva distinzione tra militari e civili. Emerse un quadro dove le vittime civili nelle guerre in Afghanistan e Iraq erano migliaia e superavano di gran lunga quelle ufficialmente dichiarate.

Assange e le notizie svelate sulla guerra in Afghanistan
Assange e le notizie svelate sulla guerra in Afghanistan

 Il conflitto in Afghanistan era una di quelle notizie trascurate dai giornali: questo aiutava i Governi europei coinvolti di rafforzare la propria presenza militare nel Paese mediorientale senza doversela vedere con un’infervorata opposizione. Un’altra strategia era cavalcare l’indignazione già instillata nell’opinione pubblica verso i Talebani per ritrarre la guerra come una reazione necessaria alle ingiustizie commesse dall’organizzazione fondamentalista islamica. Anche Wikileaks subì la speciale “reductio ad Hitlerum”: Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo la definì un’organizzazione con un principio di intelligence non riconducibile a uno Stato ma supportata da attori internazionali come la temuta e demonizzata Russia. Assange venne intanto accusato di aver violentato due ragazze svedesi per poter screditare la sua immagine e giustificare la sua incarcerazione, tanto che l’accusavene successivamente archiviata. Il giornalista Raffi Khatchadourian commentò pungentemente la notizia definendo la Svezia una satrapia degli Stati Uniti. Nel 2010 Wikileaks rilasciò gli Irak War Logs che testimoniavano torture e violenze compiute impunemente nel Paese mediorientale tra il 2004 e il 2008. Le vittime civili dirette sarebbero tra il 180.000 e i 200.000 individui. Assange venne pertanto definito un criminale a cui dare la caccia da neutralizzare con l’intervento delle forze speciali. Senza un provvedimento giudiziario a giustificazione di tale azione Assange subì un embargo bancario venendo interdetto l’accesso dai principali circuiti internazionali, oltre a questo Amazon bandì dai suoi server Wikileaks. Daniel Ellberg, che nel 1971 diffuse i Pentagon Papers, 7000 pagine di falsità sulla guerra in Vietnam, si espresse in favore di Assange.  

Affari diplomatici e violazioni della privacy

L’informatico colpì ancora con i Cablegate, diffondendo numeroso messaggi cifrati scambiati tra i diplomatici americani.  Si parla delle pressioni di alcune multinazionali statunitensi attive a Haiti sul Governo locale per bloccare l’aumento degli stipendi degli operai, quando comunque era in ballo un misero aumento di 62 centesimi sul costo orario del lavoro. Altri temi caldi che emersero furono un’attività di spionaggio e richiesta di dati biometrici dei funzionari delle Nazioni Unite. Tutto questo avvenne a firma del segretario di stato Hillary Clinton.  Dai resoconti dei diplomatici emergeva un’immagine dell’Italia era descritta come una democrazia dal guinzaglio molto corto dove i politici subivano grandi pressioni. L’avvocato Glenn Green Wood sul Guardian sottolineò un aspetto il fatto che una sezione della National Security Agency registrava e deteneva metadati telefonici estrapolati da conversazioni private tra utenti. Greenwood sottolineava come la NSA fosse penetrata nelle aziende della Silicon Valley con un programma chiamato Prism con cui questa raccoglieva email, chat, messaggi, foto e altri documenti circolanti per individuare persone potenzialmente pericolose tra gli utenti in quella che può essere considerata una schedatura di massa non dichiarata. Nel 2015 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo definì illegale la sorveglianza compiuta dalla NSA. Il nome e i metodi delle aziende coinvolte furono svelati da un informatico che aveva lavorato per la CIA e che avrebbe fatto parlare molto di sé: un certo Edward Snowden.

L'informatico Edward Snowden
L’informatico Edward Snowden

La campagna elettorale del 2016 e il Partito Democratico americano

Wikileaks diffuse poi migliaia di email interne al comitato nazionale democratico in concomitanza della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2016 che contrapponeva Trump a Ilary Clinton . Vennero così alla luce più di 2000 email legate a John Podesta, presidente della campagna elettorale di Hilary Clinton. Emerse un ritratto dei Democratici che li ritraeva in stretto contatto con le aziende hi tech della Silicon Valley e con le holding finanziarie attive a Wall Street e allo stesso tempo lontani dalla gente. “Sono piuttosto distante dalle lotte della classe media per via della vita che ho vissuto e delle fortune economiche di cui io e mio marito godiamo ora” disse in uno di questi scambi Hillary Clinton, che veniva pagata circa 225 mila dollari per singola conferenza.

Donald Trump e Hillary Clinton nella campagna elettorale delle Politiche 2016

 

Il lungo calvario di Assange

Assange venne quindi additato come il principale responsabile per la disfatta dei Democratici alla corsa alla Casa bianca, anche se per lui Trump e Clinton non erano così diversi. Assange venne imputato di 17 capi d’accusa ai sensi dell’Espionage Act, una legge, emanata nel 1917, negli Stati Uniti che dichiara illegale la divulgazione non autorizzata di documenti che potrebbero arrecare danno alla sicurezza nazionale. L’attivista si appellò al Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America che tutela la libertà di parola di stampa. Ma non servì: l’Interpol emise un mandato di cattura e nel dicembre 2010 si consegnò autonomamente a Scotland Yard, sede centrale della polizia di Londra. Prima andò agli arresti domiciliari per poi trovare riparo come rifugiato politico all’ambasciata dell’Ecuador nella capitale britannica. Il Regno Unito voleva prendere Assange, ufficialmente per rispondere alla richiesta di estradizione della Svezia di farlo imprigionare negli Stati Uniti. Nel luglio 2012 Assange diede la sua disponibilità a essere interrogato alla procura svedese negli edifici dell’ambasciata ecuadoregna a Londra. Il Paese sudamericano espresse la volontà di collaborare con le autorità svedesi, che però non diedero alcun riscontro. Il governo di Stoccolma con il suo silenzio validò il principio di non respingimento, che garantisce l’incolumità ai rifugiati politici contro la tortura. Sotto la presidenza di Rafael Correa Presidente Assange rimase al sicuro ma nel 2017 con l’arrivo del filostatunitense Lenin Moreno, a cui furono promessi 4 miliardi di dollari dal FMI, le cose cambiarono. I media demonizzarono l’attivista australiano e lo accostarono alla Russia, lui definì quella propaganda a suo danno il “business della Crocifissione”.

Julian Assange parla dal bancone dell'ambasciuata ecuadoregna nel Regno Unito
Julian Assange parla dal bancone dell’ambasciuata ecuadoregna nel Regno Unito

Questo accanimento venne denunciato anche dall’ONG Human Rights Watch. L’11 aprile 2019 venne prelevato da Scotland Yard per essere  portato nella prigione di Belmarsh in Inghilterra. La scena venne mostrata dal quotidiano Russia Today. L’evento permise così alla Russia di mostrare l’inconsistenza della sbandierata democrazia occidentale.  Nel 2021 un’ulteriore sentenza ribaltava una prima sentenza di primo grado che ne aveva negato l’estradizione negli Stati Uniti. In America Assange non avrebbe avuto diritto a un giusto processo e ovviamente gli sarebbe stata negata la possibilità di continuare a svelare il piano di controllo della National Security Agency. Il 20 aprile 2022 il tribunale di Londra autorizzò formalmente l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti e i successivi ricorsi vennero tutti respinti. Soltanto nel 24 giugno 2024 Assange, dopo ben 1091 giorni di reclusione, viene scarcerato in seguito al patteggiamento con la giustizia statunitense e il pomeriggio dello stesso giorno viene liberato su cauzione dalle autorità britanniche. Assange ha potuto riacquistare la libertà personale al prezzo di aver dovuto ammettere di aver commesso il reato di aver divulgato incautamente documenti secretati del Governo degli Statu Uniti d’America. Questa accusa è stata paragonata all’abiura del Copernicanesimo scritta da Galileo Galilei al convento della Minerva a Roma nel 1633 al cospetto dei cardinali inquisitori perché considerata non conforme alla verità cattolica riporta dalle Sacre Scritture.

Assange torna in Australia dopo esser stato liberato
Assange torna in Australia dopo esser stato liberato

Le critiche mosse al personaggio

Assange è un personaggio inevitabilmente divisivo. Secondo alcuni detrattori il suo operato costituirebbe una minaccia alla pubblica sicurezza perché incurante del vincolo del Segreto di Stato, per altri costituirebbe l’ennesimo personaggio ad hoc creato a tavolino e la sua attività di hacker non solo tollerata ma anche incoraggiata dalle élites perché conforme ai propri obbiettivi. A creare sospetti sarebbe il trattamento speciale ricevuto nella sua “cattività londinese” in cui ha avuto modo di sposarsi con il suo avvocato e avere dei figli con lei. C’è chi ha notato che nelle immagini della sua liberazione sembrava tutt’altro che emaciato, invece appariva nel pieno delle forze e addirittura ingrassato. Secondo questa ottica avallare la bontà del suo operato servirebbe a giustificare il furto di informazioni segrete e le violazioni della riservatezza, dando il via libera a inosservanze compiute da parte di privati a danno di enti pubblici e cittadini. Inoltre la pubblicazione di file diplomatici secretati sarebbe per altri funzionale al deep state per operare un dividi et impera creando conseguentemente dissapori tra i Governi dei Paesi occidentali. D’altronde le pur scottanti rivelazioni di Wikileaks non hanno mai messo in discussione davvero le fondamenta del mondo occidentale in quanto hanno reso pubbliche situazioni anche gravi ma comunque molto spesso a grandi linee ampiamente note. I crimini di guerra degli Stati Uniti, la mancanza di credibilità del suo ruolo di “Paese esportatore di democrazia”, il fatto che nelle carceri di massima sicurezza l’osservazione scrupolosa dei diritti umani non sia esattamente una priorità e il fatto che il Partito Democratico abbia stretti rapporti con multinazionali e grandi gruppi finanziari mentre la salvaguardia delle istanze delle masse rappresenti spesso pura propaganda sono tutte realtà risapute da qualsiasi persona mediamente istruita, informata e politicamente consapevole.  Risulta possibile immaginare che in vista di un patteggiamento che avrebbe contemplato un’ammissione di colpa Assange abbia ricevuto dei trattamenti di favore che potessero non inficiare ulteriormente l’immagine pubblica delle autorità del mondo occidentale che hanno visto calare drasticamente la propria credibilità agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.

Julian Assange difende il libero giornalismo
Julian Assange difende il libero giornalismo

 

Conclusioni

Resta il fatto che Julian Assange e i suoi collaboratori con Wikileaks abbiano effettivamente corso grossi rischi e compiuto enormi sacrifici personali per un ideale, cosa che, nel libero mercato dove quasi chiunque accetta di mettersi in vendita per un prezzo, sembra esser diventata più rara rispetto ad altre epoche. Occorre ricordare che non esiste democrazia senza libero accesso al consenso informato e che molte realtà emerse non avrebbero dovuto mai dovuto aver avuto luogo perché contrarie ai principi di libertà e democrazia, a questo punto solo presunti, su cui si basa la società di tipo occidentale. Se molti dei crimini emersi e numerose delle ipocrisie smascherate erano ampiamente prevedibili il fatto che questa vicenda possa esser stata data in pasto alle masse per far loro accettare la cessione dei loro dati personali appare comunque non molto convincente. La prima ragione è che delle violazioni della privacy sono comunque avvenute, con tanto di ammissioni da parte di alcuni degli attori coinvolte come il caso di Mark Zuckemberg, CEO di Meta, Inc., impresa che racchiude molti dei più grandi e influenti social network. Invece proprio le violazioni della National Security Agency sono state denunciate dalle rivelazioni di Wikileaks. Per quanto riguarda la supposta creazione di destabilizzazione diplomatica volontariamente tramite la pubblicazione di scambi privati e raccolte di dati il polverone sollevato da Wikileaks su molteplici questioni pare troppo ampio per ridursi a voler provocare scaramucce tra governi. Quella inerente alle azioni di diffusione e divulgazione non autorizzate di informazioni è una questione complessa e articolata, per cui non bisogna cadere nella tentazione di cedere a estremizzazioni manichee e facili mitizzazioni. Pare proprio che Wikileaks si sia ben guardata dall’arrischiarsi a mettere in questioni ancora più delicate di quelle affrontate, non avvicinandosi neanche lontanamente al cercare di  vedere “quanto è profonda la tana del Bianconiglio”. Il calvario subito da Assange potrebbe essere interpretato come un’avvertimento sul non andare oltre, mentre il sito di Wikileaks resta a completa e immediata disposizione del pubblico. La mole di dati che ha prodotto Wikileaks è sì rilevante ma d’altra parte neanche lontanamente decisiva per comprendere a fondo nuove dinamiche e nuovi obiettivi del potere su scala globale, occorre comunque riconoscere l’importanza e la positività dell’operazione.  Se da qualche parte ancora esiste una circolazione di notizie e informazioni davvero libera e disinteressata, ricordando l’aforisma del giornalista e scrittore argentino Horacio Verbitsky  per cui “giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia, il resto è propaganda”, è grazie all’esempio di pochi uomini e Julian Assange e i suoi collaboratori di Wikileaks possono in fin dei conti essere annoverati tra questi.

Riferimenti

https://wikileaks.org

Nova Lectio 

Wii Medea

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/chi-e-julian-assange

 

 

Julian Assange
Julian Assange
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David Sciuga

Si è laureato con lode prima in Lettere Moderne poi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi della Tuscia. Successivamente ha conseguito il Master di II livello in Management presso la Bologna Business School. La sua tesi di laurea magistrale “La critica della civiltà dei consumi nell’ideologia di Pier Paolo Pasolini” è stata pubblicata da "OttoNovecento", rivista letteraria dell'Università Cattolica di Milano, ed è tuttora disponibile sul portale spagnolo delle pubblicazioni scientifiche Dialnet. Da giornalista pubblicista ha lavorato per il Nuovo Corriere Viterbese e per diverse testate locali, inoltre è anche blogger e critico cinematografico. Ha collaborato con il festival teatrale dei Quartieri dell’Arte e con l’Est Film Festival, di cui è stato presidente di giuria. Come manager di marketing e comunicazione ha lavorato per STS Academy, agenzia di formazione di security e intelligence. Il suo racconto "Sala da ballo" è stato incluso nell’antologia del primo concorso letterario nazionale "Tracce per la Meta". Successivamente è stato premiato con il secondo posto al Premio Internazionale di poesia “Oggi Futuro” indetto dall’Accademia dei Micenei. È stato moderatore di conferenze di geopolitica dove sono intervenuti giornalisti di rilievo nazionale. L'animal fantasy "Due fratelli" è il suo primo romanzo, pubblicato con la casa editrice Lulu.com, a cui segue il romanzo di formazione "Come quando ero soldato". Collabora con il web magazine "L'Undici". Parla correttamente l'inglese, possiede elementi di francese e tedesco.

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