Azione, esplosioni e un eroe macho e muscolare sono ingredienti di molti successi da botteghino degli anni ’80 del XX secolo. The Running Man (L’Implacabile nell’adattamento italiano), film statunitense liberamente ispirato al romanzo omonimo di Stephen King pubblicato nel 1982 con lo pseudonimo di Richard Bachmann e disponibile sulla piattaforma di streaming online Netflix, è riuscito a anticipare con straordinaria lucidità i rischi che possono comportare le tecnologie nell’alterazione della percezione della realtà finalizzata al controllo delle masse.
Una pellicola in pieno stile anni ’80
Arnold Schwarzenegger, terminata la carriera nel culturismo dopo essersi consacrato come l’atleta più influente nella Storia della disciplina, con i successi planetari di Conan il Barbaro e Terminator era già diventato una stella del cinema. La pellicola rientra quindi nel nutrito filone di film d’azione caratterizzati da vicende al cardiopalma, un montaggio serrato e un protagonista fisicamente imponente e caratterialmente risoluto, tanto in voga in un decennio contrassegnato dalla rivalità tra la “Quercia Austriaca” e Sylvester Stallone. The Running Man, film del 1987 diretto da Paul Michael Glaser, noto al grande pubblico per l’interpretazione di David Starsky nella serie poliziesca Starsky & Hutch, non rientra tra i film più ricordati degli anni ’80 ma offre spunti di riflessione e analisi molto interessanti.
Analisi del film
La vicenda, mescolando distopia, azione, thriller e fantascienza, è ambientata in un 2017 in cui gli Stati Uniti sono retti da un regime totalitario in cui ogni forma di espressione viene censurata per fini propagandistici e ogni manifestazione di dissenso è proibita. Lo specifico filone futuristico, che vede dei concorrenti scelti tra comuni cittadini partecipare a spietate competizioni all’ultimo sangue che si prestano a intrattenere il pubblico assetato di violenza e che trova in Hunger Games il suo esempio più noto, appare fortemente debitore di quest’opera. Durante una pattuglia notturna sulla città di Bakersfield il pilota militare Ben Richards (Arnold Schwarzenegger) riceve l’ordine di aprire il fuoco sui manifestanti che chiedono la distribuzione di razioni di cibo.
Questi si rifiuta, così i suoi compagni lo tramortiscono e sparano sulla folla. Richards si ritrova così in un campo di lavori forzati ufficialmente non perché aveva disatteso un ordire di un superiore ma proprio per aver ucciso dei cittadini inermi, ed è proprio questo che mostra il telegiornale mandando in onda delle sequenze video opportunamente artefatte dopo che, due anni dopo, l’uomo riesce a fuggire diventando così un ricercato. Successivamente il militare scopre che suo fratello è incarcerato e il suo appartamento è occupato dalla giornalista televisiva Amber Mendez (Maria Conchita Alonso). Richards tenta di fuggire alle Hawaii, che nella finzione filmica sono diventate uno stato indipendente, tenendo con sé la donna come ostaggio. Questa prima fase della pellicola, piuttosto confusionaria e zoppicante, si conclude con l’arresto del fuggitivo, che viene costretto a partecipare insieme a due ex compagni di cella a un programma televisivo per cui il pubblico va in visibilio: The Running Man, spettacolo dove i concorrenti vestono i panni di moderni gladiatori. Questi concorrono in un gioco di sopravvivenza in cui devono superare delle prove e affrontare dei pittoreschi e minacciosi guardiani che sembrano usciti da un fumetto: gli Sterminatori, che senza mezzi termini cercano di uccidere brutalmente i contendenti. La sadica trasmissione viene giustificata come un modo spettacolare per offrire ai detenuti una possibilità di reinserimento nella società: in palio ci sono la libertà con il condono dei crimini commessi e un lauto premio in denaro, salvo poi scoprire che in realtà nessuno dei partecipanti esce vivo dallo show. Richards, mostrando straordinarie forza, astuzia e abilità, uccide uno a uno gli Sterminatori.
Frustrato dalle continue perdite e preoccupato dalla concreta possibilità che le cose non vadano secondo i piani, il presentatore Damon Killian (interpretato da Richard Dawson, che è stato davvero un noto conduttore televisivo), che per motivi di semplificazione narrativa risulta essere anche l’autore e il regista della trasmissione, decide che venga truccata la puntata facendo credere al pubblico che il protagonista sia stato ucciso dallo scontro con l’ultimo Sterminatore, ordinando ancora una volta di trasmettere delle immagini modificate. La storia presenta delle ingenuità dinanzi alle quali lo spettatore può volentieri chiudere un occhio, travolto dalla spinta adrenalinica di una vicenda che ingrana davvero proprio quando l’azione prende il sopravvento. Ancora una volta vengono narrate al cinema le imprese di un uomo solo dall’incrollabile forza di volontà che riesce a smascherare l’inganno di un sistema oppressore, riuscendo ad abbatterlo. È infatti solo grazie al suo coraggio e al suo dirompente spirito d’iniziativa che la resistenza, la cui esistenza viene poco convincentemente rivelata soltanto quando la vicenda si avvia alla risoluzione, riesce a indirizzare e concretizzare la propria azione di opposizione. Non può mancare una bella al fianco del protagonista, che diventa la ravveduta ex anchorwoman la quale, dopo aver scoperto l’inganno, si mette dalla parte dell’eroe. Catartico il contrappasso che subisce il sadico, perbenista e saccente presentatore televisivo. Da notare il fatto che il punto di vista della vicenda coincide spesso con quello degli spettatori dello spettacolo televisivo, che è significativamente formato in modo trasversale da tutti i membri della società: il pubblico del film è quindi invitato a guardarsi allo specchio e confrontarsi criticamente con quello del programma televisivo della finzione narrativa. Si pone l’accento sul fatto che non mancano le apparentemente innocue signore anziane, volendo comunicare che tutti sono complici nel voler soddisfare le proprie pulsioni più basse, rendendo così il gioco facile a chi vuole soggiogarli con delle riedizioni moderne del sempreverde panem et circenses. “Noi dobbiamo finalizzare tutto agli indici di gradimento! Per cinquant’anni abbiamo detto alla gente che cosa mangiare, che cosa bere, come vestirsi. Perdio, cerca di capire! Gli americani adorano la televisione, ci tirano su i bambini! Impazziscono per i giochi a premi, adorano il catch, amano lo sport e la violenza, che altro potremmo fare? …Noi gli diamo soltanto quello che vogliono! Siamo i primi, Ben, è solo questo che conta! Credimi, io sono nello spettacolo da trent’anni” dice Killian, fornendo una ficcante dichiarazione d’intenti della televisione, non dissimile dal monologo del presentatore televisivo Howard Beale in Network (Quinto Potere nell’adattamento italiano), film del 1976 di Sidney Lumet, estendibile grossomodo anche a tutto il complesso dei mezzi di comunicazione di massa e all’industria dell’intrattenimento.
La fantascienza è diventata realtà
Per deepfake, falsi digitali avanzati, si intendono figure umane in foto o video creati con specifici software informatici capaci di ricreare in modo estremamente realistico immagini e voci di esseri umani, rendendo l’operato artificiale indistinguibile a occhio da ritratti reali. Il loro processo di creazione inizia con l’addestramento di algoritmi su una vasta gamma di dati, che possono includere immagini, video e registrazioni vocali. Questa mole di informazioni viene continuamente aggiornata e rielaborata, facendo ricorso a tecniche informatiche come il deep learning (in italiano “l’apprendimento profondo”), permettendo così di imitare aspetto, movimenti e voci umani con un’inusitata accuratezza. Originariamente utilizzata per l’intrattenimento, questa risorsa è stata poi utilizzata per creare testimonianze video ingannevoli di notizie false per fini di propaganda e per screditare persone compiendo atti di diffamazione e bullismo. La capacità di creare ingannevoli rappresentazioni della realtà, oltretutto con una facilità irrisoria, ha sollevato nuove questioni etiche, in realtà preconizzate da opere di fantasia come The Running Man: la fantascienza ha ancora una volta giocato d’anticipo riguardo gli sviluppi e i rischi dell’intelligenza artificiale. Risulta quindi di fondamentale importanza per la sicurezza della società e delle singole persone sviluppare metodi efficaci per sincerarsi della veridicità delle immagini circolanti. Costrastare usi deviati di questa tecnologia non è comunque facile perché, come accade per ogni prodotto informatico, essa si affina continuamente e a gran velocità. Non mancano utilizzi positivi, come nel campo dell’educazione, della divulgazione e dell’intrattenimento, ma i rischi etici e legali che i deepfake portano con sé sono appunto considerevoli. Nel film analizzato l’innocente Ben Richards viene condannato per aver commesso crimini e successivamente si inscena la sua morte durante lo spettacolo televisivo, mentre niente di tutto questo è avvenuto realmente. Da un lato la finta documentazione audiovisiva viene utilizzata per legittimare il sistema totalitario vigente, dall’altro si fa ricorso ad esso per incastrare chi non si adegua ai diktat imposti.
Di seguito un video esplicativo creato appositamente per mostrare i rischi della tecnologia dei deepfake:
Proprio il veicolare una realtà distorta creando una documentazione falsa per fini politici e propagandistici volta a manipolare l’opinione pubblica fino a predeterminare radicalmente la percezione della realtà dei cittadini e il distruggere l’immagine di persone “non allineate”, operando la produzione di prove false e furti di identità, costituiscono i rischi maggiori ai quali questa tecnologia espone. La verità rischia di diventare ancora più sfuggente rendendo tutti più vulnerabili, rappresentando un vero e proprio problema etico e legale: bisogna distinguere cosa è lecito e cosa no. Da un lato questo richiede nuove riflessioni filosofiche, mentre dall’altro la legislazione vigente ha bisogno di essere adeguata alle nuove minacce e necessità. Proprio come avevano già suggerito la penna di Stephen King e la plastica prestazione attoriale del nerboruto Schwarzenegger, se il corso della Storia va avanti sempre più freneticamente bisogna farsi trovare pronti: occorrono dighe sufficientemente robuste per non venire travolti dal corso degli eventi.
Riferimenti
https://www.imdb.com/title/tt0093894/
https://www.phersei.com/notizie/deep-fake