Alessandro Magno coltivò il sogno di un impero universale, contenente tutto il mondo all’epoca ritenuto culturalmente rilevante e dove Occidente e Oriente avrebbero dovuto fondersi. Il condottiero macedone morì giovane e non poté spingersi fin dove avrebbe voluto ma per lungo tempo il Vicino e Medio Oriente furono parte integrante dell’area culturale greca mentre le gesta del visionario comandante hanno continuato a riecheggiare nei secoli.
Un ponte tra due mondi
In seguito alla crisi delle città-stato greche dopo la sfiancante Guerra del Pelopoponneso, nel IV secolo avanti Cristo si articolò il percorso di una delle figure più ammirate della Storia. Alessandro fu figlio di re Filippo II di Macedonia, Paese inizialmente periferico nel mondo classico, il quale sottomise proprio la penisola greca con la vittoria nella battaglia di Cheronea combattendo contro un’alleanza di poleis. Si trattò forse del primo scontro in cui la falange macedone utilizzò le sarisse, la tipica picca con punta e tallone di ferro. Desideroso di scalzare presto l’ombra del padre, Alessandro nel corso della sua inarrestabile ascesa divenne un traghettatore della civiltà ellenica: diversi Paesi arabi e iranici che poi divennero islamici sono stati per secoli appunto parte dell’area culturale greca di cui Alessandria d’Egitto ne fu splendente capitale e successivamente anche città cristiana. I Vangeli vennero scritti in greco proprio perché la regione da cui ebbe origine il Cristianesimo all’epoca era ancora intrisa di grecità. L’opera del condottiero macedone costituì quindi un affascinante ponte tra Est e Ovest. Alessandro fu il primo a concepire la conquista di tutto il mondo civilizzato, che era innanzitutto il ricco e raffinato Oriente.
Tra mito e Storia
Alessandro unì a una rigorosa preparazione fisica e militare studi raffinati all’insegna della cultura greca, avendo come precettore Aristotele, il più importante filosofo dell’epoca, che lo aiutò a sviluppare un intelletto brillante accompagnato da una solida erudizione. Assicurata la successione a suo padre Re Filippo II di Macedonia non senza spargimenti di sangue, Alessandro si presentò come vendicatore del popolo greco con l’obbiettivo dichiarato di liberare le città stato elleniche in Anatolia passate sotto il dominio della Persia. Si trattava di una sfida aperta alla prima grande potenza politica della Storia all’epoca retta da re Dario III della casata degli Achemenidi. Prima di partire consacrò le armi ad Achille e compì un sacrificio agli dei, così da avallare l’identificazione di se stesso con l’eroe dell’Iliade e della guerra contro i Persiani con una missione sacra. Si trattava anche di un modo per identificare se stesso come figlio degli dei e non di suo padre Filippo, da cui comunque prese spunto per l’utilizzo di alcuni principi di strategia militare. Era chiaro che il generale macedone per inseguire il suo sogno di dominio era disposto a sovvertire le regole precostituite. Questo è il messaggio dell’episodio mitico del nodo gordiano. Gordio legò il carro consacrato a Zeus a un palo con un nodo considerato impossibile da sciogliere, chi fosse riuscito a farlo sarebbe diventato il re dell’Anatolia. Alessandro secondo la leggenda sguainò la spada e con un fendente deciso tagliò la corda. Questo atteggiamento audace e sfrontato si rifletteva in battaglia: molti suoi successi militari come nelle celebri vittorie delle battaglie di Isso e del decisivo scontro di Gaugamela si basavano sul fatto che tendeva a rompere gli schemi sorprendendo l’avversario dove meno si aspettava, con un atteggiamento votato all’attacco. Si trattava di una strategia aggressiva ma non casuale, che gli permetteva di avere la meglio su avversari spesso numericamente avvantaggiati. Nella resa dei conti la cavalleria macedone sbaragliò il battaglione degli Immortali dove si trovava Dario. Alessandro, come fosse il protagonista di un poema epico, cercò il re persiano per affrontarlo e sconfiggerlo a duello, ma questi si era già dato alla fuga.
La divinizzazione di un condottiero
Alessandro conquistò così anche l’Egitto, che era sotto il dominio persiano: la suggestione di governare su quello che fu il regno dei Faraoni era forte per il giovane macedone. Dopo un responso favorevole dell’oracolo che gli presagì un futuro di gloria Alessandro fece scolpire in pietra un suo ritratto con le sembianze di Amon Ra, che stava al vertice del pantheon egizio, come a dire che il condottiero era destinato a governare il mondo perché di rango divino. Inoltre Alessandro adottando le usanze orientali cominciò ad adottare i riti dei suoi monarchi che consideravano loro stessi degli dei. Pretese dai suoi uomini, con i quali aveva un rapporto di forte e consolidata fiducia, che si inchinassero in sua presenza e che gli facessero il baciamano, creando non pochi malumori, tanto che lo stesso Alessandro dovette accettare delle eccezioni riguardo l’applicazione di queste usanze da despota orientale.
La tentata fusione di due culture
Alessandro aveva certo un’alta opinione di sé e credeva fortemente nella realizzazione dei suoi obbiettivi ma le richieste che avanzò ai suoi uomini non furono compiute per semplice megalomania ma si ascrivevano a un ampio quanto concreto progetto: la fusione della cultura greca con quella orientale in un’unica società altamente civilizzata. Sapeva benissimo che non poteva prescindere da un appoggio popolare diffuso. Proprio in Egitto fondò Alessandria sul modello greco, il cui faro era considerato dagli Antichi una delle sette meraviglie di mondo e la cui biblioteca, poi distrutta da un incendio, uno dei più importanti depositi di cultura e conoscenza dell’umanità. Ben dieci città in tutto l’impero vennero fondate con il nome di Alessandria. Se a Occidente godeva della fama di esportatore dei valori della democrazia ateniese e liberatore delle città greche d’Anatolia dal dominio straniero, in Persia doveva porsi come legittimo successore della dinastia di Dario che lui stesso sconfisse, adottando appunto le usanze locali. Prese in sposa una donna straniera: Roxane, principessa della Battriana fatta prigioniera dall’esercito macedone. Se all’epoca matrimoni misti pressi i Greci potevano aver luogo, il loro avvenimento presso i regnati era un motivo di rottura col passato. Alessandro in Persia si presentò astutamente al popolo come erede dell’odiato Dario: operò infatti assommando i vasti e sviluppati territori persiani ai precedenti domini macedoni senza stravolgere la loro giurisdizione e facendo tesoro della buona organizzazione di cui godevano e mantenendo le precedenti istituzioni. Il nuovo impero si divideva in satrapie, raccogliendo la suddivisione di quello persiano.
Il ruolo dell’esercito
Alessandro considerava i membri del suo esercito quasi come suoi pari e come già visto questi mal digerivano richieste di esteriore sottomissione alla sua autorità. D’altronde la fedeltà dei suoi uomini era per il macedone imprescindibile: senza una schiera di uomini che, attratti dal suo carisma, lo seguivano e che nutrivano in lui grande fiducia le imprese per cui passò alla Storia non sarebbero state possibili. Restò nell’immaginario collettivo la figura dell’amico d’infanzia e compagno d’armi nonché forse amante Efestione, che amava vedere come il suo Patroclo, lui che si identificava appunto con Achille, eroe greco per antonomasia. Parallelamente il suo fido cavallo Bucefalo trovò posto in numerose opere letterarie e teatrali. Al di là di questi aspetti l’esercito giocò un ruolo fondamentale per cementare il potere centrale nelle località occupate: i presidi militari, costituiti da uomini di fiducia, avevano l’importante ruolo di controllare l’operato dei funzionari locali e rappresentare l’autorità del governo. Spesso si faceva ricorso agli eserciti per occupare città fondate che si trovavano in posizioni strategiche rilevanti. Strumento di conquista, controllo e difesa: le funzioni per cui l’esercito era importante nell’affermazione del potere alessandrino erano quindi molteplici.
Una nuova economia
Le ingenti ricchezze via via conquistate da Alessandro nelle sue campagne vennero reinvestite e molte di esse vennero destinate all’esercito. Tale afflusso monetario costituì un’iniezione non indifferente di liquidità nel mercato orientale, che si aprì a una dimensione ben più vasta di quella precedente, ancora legata a un sistema economico sostanzialmente ancora legato a dinamiche di autoconsumo. Tuttavia nelle aree rurali rimase in vigore una vecchia economia di tipo centralistico e pianificato, mentre solo alcune classi sociali, soprattutto quella dei mercanti, vennero coinvolte nel nuovo assetto economico, che non mancò di offrire ghiotte opportunità di profitto anche ai cittadini greci a Occidente. Venne istituita una moneta unica che potesse circolare negli immensi territori dell’impero macedone.
Il carisma e la forza di volontà al servizio di un sogno
Alessandro era un uomo che orientava il suo grande acume e la sua sete di conoscenza non solo verso la conquista ma al perseguimento di un obbiettivo ben più ampio. Ebbe una personalità caratterizzata da contraddizioni dettate dalla spropositata brama di potere, fu capace di essere un amico fedele per i compagni di battaglia ma allo stesso tempo sapeva anche essere sia individuo sanguigno che uomo dotato di cinismo e sangue freddo, come dimostrò quando fece eliminare tutti coloro che gli si paravano davanti alla successione al trono. Non solo: seppe anche mostrarsi magnanimo con gli sconfitti in guerra una volta che questi non costituivano più una minaccia. Proprio come Napoleone successivamente si fece strada come portatore dei valori di uguaglianza della Rivoluzione Francese, Alessandro, come già visto, fece altrettanto con quelli democratici di Atene. Fu il primo vero sovrano europeo a dominare su ben tre continenti: Europa, Africa e Asia. Si spinse da Ovest al fiume Danubio a Est fino al fiume Indo. Durante i preparativi per l’invasione dell’Arabia, quando allo stesso tempo progettava anche di sferrare un attacco contro l’emergente Cartagine (che nel secolo successivo si sarebbe scontrata con Roma per il dominio del Mar Mediterraneo e praticamente per lo status di prima potenza mondiale), forse debilitato dalle interminabili marce militari, Alessandro venne colto da una malattia, tradizionalmente identificata con la malaria, e morì a 33 anni. Il suo progetto di costituire un impero universale capace di inglobare tutto il mondo civilizzato dove le relative culture avrebbero dovuto fondersi in una nuova entità restò così allo stato embrionale ma costituì qualcosa di nuovo e estremamente audace rispetto alle esperienze precedenti. Il proposito, con i dovuti distinguo del caso, si potrebbe definire una globalizzazione ante litteram. Qualcosa di paragonabile venne successivamente realizzato dai Romani con il loro impero, proprio gli stessi che gli conferirono l’appellativo di “Magnus”. Alessandro fu un sognatore estremamente pragmatico, che mise un carisma straordinario e una forza di volontà ferrea al servizio di un’utopia che stava per diventare realtà.
Riferimenti
Autori vari, Grande Enciclopedia De Agostini, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1996
htmttps://www.academia.edu/29552488/Un_impero_universale_lepopea_di_Alessandro_Magno
https://www.homolaicus.com/storia/antica/grecia/grecia_classica/45.htm