Incorniciati dalle colorite manifestazioni di Greta Thunberg si sono tenuti i summit del G20 e della COP 26 rispettivamente a Roma (fine ottobre) e a Glasgow negli inizi di Novembre. I due incontri sono nel quadro esecutivo delle linee imposte a Davos.
Nell’autunno 2021 si sono riuniti i Primi Ministri dei Paesi che vantano le prime 20 economie al mondo e successivamente la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Dai due incontri del G20 e della COP 26 non è stato prodotto nulla di concreto, se non sottolineare la lampante assenza del Presidente della Russia Vladimir Putin e del Presidente della Cina Xi Jinping. Le uniche cose reali che si sono viste nei summit sono i saluti con il gomito davanti alle telecamere; o per meglio dire, reali, in quanto realmente indicativi su cosa realmente rappresentano i politici oggi.
L’altra cosa che potremmo definire – molto eufemisticamente – come “reale” sono tipologie di argomenti che contengono principalmente la distribuzione di colpe, paure o responsabilità che assunte o meno davanti ai giornalisti, scivolano addosso a dirigenti, industriali e politici, prcolando sul popolo essendo quest’ultimo a dover cambiare realmente stile di vita e abituarsi alla povertà e le rinunce, e non certo coloro che si salutano con il gomito davanti ai fotografi.
Ma ciò che è interessante è il vortice di segni che precede questi due eventi di politica internazionale. L’utilità dei media massivi è quella di incoraggiare sensazioni del popolo secondo gli interessi del potere. Quotidiani e reti televisive da molto tempo non danno più alcun tipo di verità oggettiva.Nel mentire sistematicamente al popolo, tuttavia, si rendono immancabilmente vulnerabili nel lasciar capire quale percezione della realtà intendono sollecitare al loro pubblico, sicchè come “parassitare” e “colonizzare” il loro pensiero per mezzo di desideri e paure. Lo scopo di veicolare i messaggi di Greta Thunberg, ad esempio, tra i tanti possibili, è quello di sfiduciare ulteriormente leadership politica in senso generale, a favore della tecnocrazia e di una gestione tecno-militare del mondo.
Quello di Greta risponde ad una differente forma di populismo che per i media è meno opportuno sottolineare, essendo quest’ultimo neoliberale e rivolto alla sinistra, e neanche troppo raffinato.
Il pubblico è molto sollevato nel giudicare un politico che “promette soltanto”, che “ruba e vuole la poltrona” e sarà contento di ascoltare una forza così “ribelle”, soprattutto se la frontwoman è un’acuta ragazzina, o magari un “ribelle buono” come Aleksej Navalny, oppositore di Putin.
Si saprà chi maledire, pensando alle recenti parole di Tony Fauci, quando la fioca candela illuminerà la notte di un Inverno più buio . E certamente si saprà a chi dare la colpa per la mancanza di ogni cosa e per l’aumento dei prezzi dei beni essenziali, o la prossima emergenza dei pericoli informatici, della fame o per qualsiasi altra evenienza.
Per ora il popolo che ascolta Greta Thunberg, o i telegiornali che parlano di alluvioni, di piovute senza precedenti a Catania e”di acqua che invade la strada a causa del cambiamento climatico” come asserito dal TG1, non addita nessuno per il fatto che in Australia si è bloccato un intero porto a Canberra, per un solo probabile positivo da covid-19. Nè del fatto che – sempre nella terra dei Canguri – è stato bloccato anche il porto di Perth.
L’Australia è sempre stata molto in avanscoperta sulle restrizioni, bloccare i suoi porti per un solo positivo avrà degli effetti sulle esportazioni che non tarderanno a farsi sentire. Lo stesso pubblico non sa ancora a chi dare la colpa dell’aumento dei prezzi dei container e dei mercantili che ormai sono derelitti sulle coste cinesi,salutati peraltro da altri non meno derelitti dagli USA con la loro Armageddon dei Container.
A chi dare la colpa dell’inflazione sui beni alimentari massima sui 10 anni, dei 45 miliardi provocati dal taccheggio negli USA, di tutte le bolle immobiliari e speculative ben nutrite in attesa della “nuova normalità” o della crisi energetica globale ormai diffusa sia in Cina che in Brasile. Senza tener conto che con l’amministrazione di Biden la crisi nel Donbass è decisamente dietro l’angolo, e del collasso strategico in Germania sulla tecnologia ecologica che è senza dubbio la parte più comica, ma non meno tragica della questione.
A quel punto sarebbe lecito chiedersi quali sentimenti suscita per il pubblico informato e non, la delicata partita per il Nord Stream 2 e come sarà gestita dal dopo Merkel. Molti, anche nel mainstream, iniziano a capire il significato reale di “Nuova Normalità” ma ancora evidentemente troppo ritrosi confidano che una vaccinazione di massa su scala globale possa scacciar via il cigno nero e risolvere i problemi di una crisi energetica, del Gas ,del carbone e delle esportazioni. Anche volendo andar loro incontro, la cosa diventa assai complessa se si blocca un porto per un solo positivo come avvenuto a Perth e Canberra.
Bill Gates di certo non fa mancare una risposta da “competente”, profetizzando che nella prossima pandemia – dato che perfino Ursula Van Der Leyen ha detto che ne avremo altre – bisogna imparare a fabbricare vaccini in 100 giorni, cancellando con un colpo di spugna gli attuali protocolli vigenti. Gates chiede quindi al mondo della scienza di creare vaccini impiegando un tempo inferiore a quello che richiede progettare e mettere sul mercato bulloni, giocattoli, e altri beni non avanzati.
Ma in fondo, è l’incontestabile scienza a dirlo e non meno ad indicare altre colpe da dare quando una carenza di ogni cosa e ogni materia prima darà ulteriori contenuti per una delle tante ” emergenze”, che comporteranno altre rinunce, quindi altre paure, pertanto altri innumerevoli modi per essere responsabili, rinunciare, sacrificarsi e pensare “al domani” per salvare “Le Pasque-Le estati-i natali e il resto del futuro” che di volta in volta sarà in pericolo. A chi daremo la colpa per tutto questo quando si capirà che non possiamo sempre prendercela con i Novax?