“Se un re non capisce gli scacchi, come può governare un regno?” – Khusraw II, Sassanide 600 d.C. circa.
Un gioco universale
Gli scacchi sono uno dei giochi da tavolo più noti al mondo, ma è anche molto di più, infatti viene considerato uno sport della mente. Tuttavia nella sua pratica c’è qualcosa che va ben oltre l’aspetto ludico e competitivo. Attraverso il gioco come nella mitologia si tramandano delle dottrine tramite l’espressione di simboli. Gli scacchi, per la loro forte carica evocativa, simbolica ed esoterica, hanno da sempre ispirato l’arte. Essi sono considerati il gioco dell’intelligenza per eccellenza. Le principali doti che sono richieste sono capacità logica e concentrazione, ma anche memoria e creatività.
Gli scacchi nell’arte
Si ricorda il film capolavoro del 1957 diretto da Ingmar Bergman “Det sjunde inseglet” (“Il Settimo Sigillo” nell’adattamento italiano), dove il cavaliere Antonius Block, interpretato da Max Von Sydow, sfida a scacchi nientemeno che la Morte. La pellicola a detta del suo stesso autore, è stata girata proprio per esorcizzare la paura del trapasso.
Il regista ebbe l’ispirazione iniziale ammirando “La Morte che gioca a Scacchi” un dipinto del 1440, realizzato dal pittore tedesco Albertus Pictor in Svezia e conservata nella località di Täby kyrkby, situata a Nord di Stoccolma.
Nel racconto “Novella degli Scacchi” di Stefan Zweig, si parla dello scontro sulla scacchiera tra due archetipi di campioni: l’artista contro l’automa. Il primo baciato da un talento cristallino e con la creatività come punto di forza, l’altro solido e continuo, privo di particolari guizzi, ma precisissimo e privo di punti deboli. Successivamente il romanzo di Walter Tevis “The Queen Gambit” (“La Regina degli Scacchi” nell’adattamento italiano) è stato trasposto sugli schermi della piattaforma in streaming Netflix con una miniserie che ha restituito agli scacchi nuova popolarità. La vicenda parla di Beth Harmond (interpretata da Anya Taylor-Smith, la cui eleganza con i costumi di scena accuratamente ha contribuito al grande successo ), una ragazza dal passato difficile che trova la centratura della sua vita, si potrebbe dire il suo ikigai, negli scacchi e grazie agli scacchi intraprende un percorso di autoaffermazione e maturazione personale.
Nel 2020, complici questa serie di cinque puntate e forse anche il lockdown, il gioco più praticato online sorprendentemente è stato quello degli scacchi, attraverso sia siti internet appositi che applicazioni da scaricare sul telefono che permettono di giocare in tempo reale con persone di tutto il mondo e cimentarsi in tornei comodamente da casa.
Storia e elementi cardine
Si tratta di un complesso gioco di strategia dove si simula una guerra tra due regni la cui vittoria è data dall’uccisione del re avversario. Tra le teorie sulla nascita del gioco si dice che a inventare gli scacchi fu Sissa, Il primo ministro del figlio del re indiano Fur, costretto a salire al trono in tenera età per l’improvvisa dipartita del padre. Sissa ideò così il gioco attraverso cui il rampollo avrebbe appreso i fondamenti della gestione di un regno e dell’arte della guerra. Negli scontri tra eserciti sulla scacchiera trovano spazio archetipi vivissimi, che travalicano il campo limitare per abbracciare rappresentazioni di concetti più ampi e universali.
Il gioco quindi è sempre stato visto come rappresentazione di una guerra, infatti in India tra i pezzi erano compresi elefanti e carri da guerra. Con il suo arrivo in Europa il legame legato alla strategia militare si mantenne e vennero introdotti l’Alfiere (chiamato “sacerdote” in alcune lingue germaniche, in inglese per esempio è “bishop”, cioè vescovo) e la donna. Da notare che con il susseguirsi di regine di grande influenza nella Storia del Vecchio Continente come Elisabetta I d’Inghilterra, il pezzo della Donna divenne il più potente.
Da notare che il pedone, il pezzo più debole, può solo procedere in avanti e se arriva in una casella dell’estremità opposta della scacchiera, può diventare un cavallo, una torre o una regina. Come a dire che i popolani, partendo da una condizione di svantaggio e disponendo di minori possibilità d’azione dei ranghi superiori e avendo meno possibilità di tornare sulle proprie scelte, possono comunque trasformarsi in pezzi più potenti e addirittura mattare il re, il pezzo più importante.
La partita si gioca su un terreno di 64 caselle alternatamente bianche e nere, che richiamano all’alternanza tra giorno e notte, bene e male, maschile. e femminile, luce e oscurità. Durante la partita si ha uno scontro la le energie mirato alla ricerca dello stesso obbiettivo, ognuno con la propria strategia. Tra il giocatore e la vittoria non c’è soltanto l’avversario ma anche il tempo. Gli scacchi nascono in India o in Cina presumibilmente attorno al 600 dopo Cristo. Il nome viene dal Provenzale e Catalano antico “escac”, termine che discende dal Persiano “shāh”. Ciò è dovuto al fatto che il nome dello “scacco matto”, la mossa che determina la vittoria della partita con la cattura del re da parte di uno dei contendenti, deriva dal termine persiano “Shāh Māt”, mutuato poi dall’Arabo, e significa “il re è morto”. Sono nate molte locuzioni e espressioni popolari attorno alla valenza strategica degli scacchi, come “tenere in scacco” per “limitare l’iniziativa di qualcuno”, subire uno scacco per “incappare in un insuccesso” e appunto il classico “dare scacco matto” per ottenere una vittoria mediante una mossa decisiva.
Una metafora potentissima
“Gli scacchi sono la vita” diceva il celebre campione del mondo Bobby Fisher. L’autonomia di pensiero sono un suo cardine, in quanto una mossa è buona non perché l’ha già giocata un campione, una mossa è buona se dà risultati. Il matematico e scacchista Emanuel Lasker disse “Negli scacchi è meglio avere un piano sbagliato che non averlo, perché altrimenti si è alla mercé del caso”. Non si può comunque prescindere dallo studio delle partite degli altri, così non si può non coltivare l’esperienza del passato, cioè la cultura, per affrontare il futuro. Le mosse possibili durante l’incontro all’inizio di ogni partita sono quasi infinite, per poi diminuire con il proseguo del gioco in quanto, sulla scacchiera come nella vita, ogni azione ha delle conseguenze e delle ripercussioni che influenzano il proseguo degli eventi.
Questo ci ricorda come le circostanze nella Storia tendono a verificarsi in modo simile, ma mai del tutto identico. Così come nella vita bisogna avere il coraggio di decidere e anche non decidere diventa una decisione, lo zugzwang (termine tedesco che significa “obbligato a muovere”) è uno dei concetti più affascinanti degli scacchi, oggetto di molte metafore colte, e descrive la situazione in cui è il tuo turno per muovere ma ogni mossa indebolisce drammaticamente la tua posizione. A volte conviene perdere un pezzo per ottenere un vantaggio maggiore, proprio come in molte situazioni della vita bisogna saper sacrificarsi e rischiare. La battaglia è anche psicologica tra i due contendenti e bisogna esser capaci di leggere le intenzioni dell’avversario tra le righe prima che si manifestino, saper intuire quello che ancora è invisibile, consci che le cose non sempre sono come potrebbero sembrare a un occhio che non sa bene come guardare e le trappole sono sempre dietro l’angolo. Nella relazione tra gli opposti del bianco e del nero l’altro è una parte di noi, un completamento. Nel Paleolitico dalla buona riuscita della battuta di caccia, attività vista come un divertimento da un lato ma da cui dipendeva la sopravvivenza della comunità, significava salvezza per tutti, senza esclusi. Questo è il primo concetto di “Uno” nella Storia dell’umanità che è insito anche nel gioco delle 64 caselle. Gli scacchi sono una metafora della guerra e più in generale della vita, ci preparano ad affrontarla con più consapevolezza. Nessun gioco come gli scacchi parla della condizione umana, invitandoci a viverla con forza, decisione e consapevolezza, senza prendersi troppo sul serio. Proprio quello che serve per vincere una partita di scacchi.
Riferimenti bibliografici
Alberto Barelli, Il Simbolismo della Scacchiera Genesi di un archetipo universale, Roma, Atanor Editrice, 2017
https://www.eboracum.org/simbolismo-degli-scacchi/
https://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/S/scacco.shtml
https://www.nonquotidiano.it/simbolismo-esoterico-occulto-gioco-scacchi-raimondo-galante/
https://www.sport24h.it/lezioni-di-scacchi-zen-capitolo-3-il-piano/
Si ringrazia il candidato Maestro di scacchi e istruttore federale Sergio Procacci per la preziosa consulenza.