L’effetto delle notizie sui mercati finanziari sta assumendo un connotato alquanto marginale. Nelle
ultime settimane, soprattutto, sporadiche notizie uscite sui quotidiani e sui telegiornali mondiali
hanno interferito poco o quasi nulla sull’andamento delle borse.
Sembrano lontani i giorni in cui, all’uscita di una notizia, i mercati rispondevano con importanti ed
evidenti allunghi o storni, rispetto alla tendenza di breve periodo intrapresa.
Questo aspetto è da ricondursi ad una serie di motivi che si cercherà di sviscerare nella presente
analisi.
PANORAMICA GENERALE SUGLI ULTIMI FATTI.
L’effetto delle notizie sui mercati finanziari sembra aver ridotto la propria portata. In questi giorni si è
assistito al consolidamento, se pur con qualche piccolissimo ritracciamento, dei principali ind
ici di borsa europei e statunitensi.
Lo Standard and Poor 500, con le maggiori 500 aziende quotate nella Borsa Usa, si è consolidato
al livello massimo di 4.122, mentre il Dax europeo, indice raggruppante i 30 principali titoli azionari
tedeschi, ha mantenuto il livello di massimo storico di oltre 15.000 punti.
Responsabili di questi risultati eccezionali non sono state di certo le notizie rassicuranti
sull’economia, infatti uno dei maggiori canali di informazione, per il mondo dell’economia e della
finanza, Investing.com, ha parlato di una serie di risultati sotto performanti in termini di
occupazione e crescita economica.
Sebbene il presidente della Federal Reserve Jerome Powell abbia rassicurato, all’ultima conferenza del 17 Marzo scorso, circa buone prospettive di cresita economica per il futuro, i dati che sono usciti
pochi giorni dopo non sembrano aver del tutto confermato queste previsioni.
È appena dello scorso 7 Aprile il report dell’ufficio statistico tedesco che ha registrato il peggior deficit
economico negli ultimi 30 anni, mentre è fresca di pochi giorni fa la notizia che Berlino pensa a
inasprire le chiusure per evitare, o quanto meno contenere, i possibili effetti di una terza ondata pandemica.
L’agenzia di stampa britannica “Reuters” ha pubblicato notizie allarmanti, lo scorso 8 Aprile, anche
per quanto riguarda la situazione spagnola, dove le stime per la crescita 2021 sono state
revisionate al ribasso; dal 7.2 % a poco poco più del 6%.
Intanto i contagi, a fasi alterne, proseguono in tutto il mondo e i vaccini tardano a raggiungere
equamente e massivamente le varie popolazioni, tra intoppi ed incidenti di percorso che erano,
comunque, in parte prevedibili.
Sembrerebbe diversa la situazione negli Stati Uniti, dove il piano di sussidi promosso da Biden,
ed approvato al Senato, ha dato aspettative di crescita dell’economia reale per i prossimi cinque
anni.
Proprio durante lo svolgimento della conferenza della Federal Reserve dello scorso 17 Marzo si
verificava un importante incidente diplomatico che coinvolgeva la Russia e gli Stati Uniti, cui pare i
mercati non abbiano nemmeno lontanamente guardato.
Joe Biden ha pubblicamente accusato Putin di essere un assassino e un dittatore sanguinario.
Proprio lo scorso 7 Aprile la presidentessa della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha
dovuto incassare una pesante umiliazione sessista da parte del Presidente della Turchia Erdogan.
Quest’ultimo, nel ricevere la rappresentante della Commissione europea, ha negato a quest’ultima un
posto a sedere.
Cosa è successo all’indice del Dax? Ha leggermente ritracciato al ribasso per poi esplodere in un
deciso momentum rialzista, così come lo S&P500 nel pieno delle accuse di Biden a Putin.
QUALI FATTORI PESANO REALMENTE NEI MOVIMENTI DI MERCATO.
L’effetto delle notizie sui mercati finanziari è dunque diventato marginale o ininfluente?
Assolutamente no, solo che siamo ormai lontani, o almeno lo siamo in questo momento storico, rispetto
ai tempi in cui bastava un tweet di Trump per mandare in rovina o rendere ricchi gli investitori.
In questo momento storico in particolare, ma sta diventando sempre più una tendenza, sono le
aspettative sull’economia reale, legata ai tassi di interesse, che fanno muovere i mercati.
In realtà sono state sempre le aspettative a giocare un ruolo fondamentale nei movimenti di
mercato, ma fino a prima del Coronavirus l’effetto delle notizie sui mercati finanziari poteva essere
decisamente più destabilizzante.
Questa situazione è andata creandosi per effetto dell’enorme massa di liquidità da un lato, e per
effetto del sempre più pronunciato scollamento dell’economia finanziaria dall’economia reale.
Il Coronavirus ha di fatto accelerato processi già in atto con l’ultima crisi finanziaria;
i mercati si muovono sulla base delle
aspettative di crescita o decrescita
movimentate dai discorsi dei banchieri centrali.
Aspettative che non tengono conto del fatto che i dati a breve le smentiscano, o che ci siano realtà
molto difficili di gente che perde il lavoro, o che si verifichino incidenti diplomatici più o meno gravi.
I mercati azionari sono alimentati dalla liquidità e finché il differenziale tassi, mosso dai discorsi
dei presidenti delle Banche centrali, più che dai dati empirici sull’economia reale di breve,
lasceranno intendere che questa liquidità continuerà ad esserci, i mercati saliranno.
L’effetto delle notizie sui mercati finanziari è decisivo in condizioni di normalità; in tali condizioni la
notizia in questione piomba all’improvviso a destrutturare una situazione ritenuta “sotto controllo”.
In una situazione di eccezionale afflusso di liquidità la singola notizia non ha quasi peso
sull’indirizzo di medio-lungo periodo verso cui il mercato azionario è diretto.
A muovere i mercati non sono tanto le singole persone, quanto piuttosto le istituzioni e i grandi centri
di interesse, i quali vedono tassi bassi per poter investire il denaro che già possedevano,
prendendone magari inprestito altro a basso costo.
Ecco allora che, chi ha un buon cuscinetto di liquidità, può fare mutui convenienti o richiedere prestiti a
tassi agevolati per continuare ad investire e ad espandere i propri introiti.
Il problema cardine delle misure di immissione straordinaria di liquidità sul mercato è che queste,
nell’intento delle Banche Centrali, dovrebbero direttamente o indirettamente confluire nell’economia
reale.
Il più delle volte questa liquidità confluisce nei circuiti della finanza e l’economia reale, quella
delle piccole e medie realtà produttive, resta indietro causando il famoso “spauracchio
dell’inflazione”.
Ad oggi le parole di Jerome Powell sembrano smentire questi timori e i mercati credono, con fervido
ottimismo, che questa inflazione sia “sotto controllo”, sia una fase momentanea e che, ad essa, stia
facendo da cartina tornasole una crescita anche dell’economia reale futura.
L’effetto delle notizie sui mercati finanziari resterà blando finché non ci saranno contraccolpi e
contraddizioni nelle future decisioni dei banchieri centrali.
È una bolla dunque? Assolutamente no, a patto che non accada mai che l’evidenza empirica dei fatti
convinca il mercato che stiamo andando nella direzione opposta rispetto alle previsioni e agli intenti
avanzati dalle Banche centrali.
In quest’ultimo scenario l’effetto delle notizie sui mercati finanziari potrebbe essere devastante.
Riferimenti:
-
- The InsiderOver: https://it.insideover.com/politica/le-accuse-di-biden-a-putin-spiegate.html
- Investimenti finanziari.it: https://www.investimenti-finanziari.it/lo-spread-differenziale-del-tasso-di-interesse-di-riferimento-o-base/
- Investing.com: https://it.investing.com/news/economic-indicators/bce-deve-guardare-oltre-balzo-inflazione–lane-1991262
- Investing.com: https://it.investing.com/news/economic-indicators/germania-registra-peggior-deficit-in-30-anni-a-causa-pandemia–ufficio-statistico-1991893