Crisi è un termine che taglia trasversalmente molteplici ambiti e settori, più o meno affini tra loro: crisi dell’edilizia, crisi del debito, crisi finanziaria in genere. Oltre a ciò assistiamo anche ad una crisi delle coscienze, una crisi di identità, una crisi di nervi.
Un punto di fuga del concetto di crisi dunque. Una moltitudine di prospettive da cui approcciare il termine crisi e da cui analizzarne gli effetti e valutarne le conseguenze.
Una valutazione necessaria per contenere le devastanti conseguenze sulle nostre vite, in senso pratico, del fenomeno di crisi diffusa.
Nel video proposto all’interno di questa analisi si parte da un concetto fondamentale, se pur perso di vista negli ultimi decenni:
La sovranità è distinta dalla politica monetaria.
Mentre l’articolo 107 del Trattato sull’Unione Europea comunemente noto come Trattato di Maastricht, dalla località
olandese dove venne firmato nel 1992 per poi entrare in vigore nel 1993, affermava che le banche centrali inclusa la BCE non
possono ricevere direttive da istituzioni degli stati nazionali recitando testualmente:
“Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti”,
Il TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), firmato nel 2007 e entrato in vigore dal 2009, modificato dall’articolo 2 del Trattato di Lisbona 2007, e poi ratificato dall’Italia con apposita legge nel 2008, afferma che l’Unione Europea ha competenza esclusiva sulla politica monetaria degli Stati membri.
Sarebbe stato incostituzionale inserire una postilla a mezzo della quale si affermasse che l’Unione Europea ha la sovranità monetaria.
Il problema è che i due concetti finiscono con l’essere strettamente interconnessi, quindi inevitabilmente confusi.
Il debito crea la moneta ed è ripagato dal lavoro dei cittadini.
La banca che emette un prestito crea denaro dal nulla; dalla banca privata che concede un mutuo, alla Banca Centrale che concede liquidità alle banche periferiche nazionali finanziandole.
Questa moneta è creata sulla base di un debito originario, dal momento che in seguito agli accordi di Bretton Woods del 1971 la convertibilità del dollaro in oro è cessata e la moneta si è sempre più dematerializzata.
Via via tutti i sistemi internazionali hanno cominciato a separare la moneta dal proprio valore reale.
La moneta è progressivamente divenuta coincidente con il mero valore fittizio, nominale.
Chi paga dunque il debito? Il cittadino con le proprie tasse e con il tasso di interesse applicato sul mutuo o sul prestito che prende e che deve restituire alla banca.
Quando si parla di debito pubblico, di voler ridurre il debito pubblico, della crisi del debito, si parla in effetti di un qualcosa che non può essere eliminato.
Il debito pubblico non può essere eliminato perchè
è il sottostante del valore economico del denaro.
Il debito, nelle nostre moderne economie ha preso il posto dell’oro prima di Bretton Woods.
Alla base di tutto si è andata dissolvendo, nella prassi, la sovranità di uno stato europeo nella sua facoltà di emettere banconote aventi corso legale e su cui apporre il logo del proprio Paese.
Tuttavia, nella sostanza, le banconote può emetterle solo la BCE dandone autorizzazione per la stampa alle singole banche centrali degli stati membri, ma le monete le può coniare soltanto lo stato competente.
In forza dell’articolo 128 comma 2 del TFUE,
uno stato sovrano può richiedere alla BCE l’autorizzazione
ad emettere monete dal valore nominale superiore ai 2 €, ed è stato fatto per le monete da collezione,
tanto in Germania, quanto in Spagna, quanto in Italia.
Questo aspetto è logicamente derivabile dal fatto che nel TFUE è espressamente scritto che quella che gli stati membri hanno ceduto è la politica monetaria, e non la sovranità monetaria.
Il punto da cui partire per un’analisi logica e consapevole, è dunque quello della crisi ideologica, che investe direttamente il principio di sovranità nazionale.
Quando si parla di crisi monetaria e finanziaria o di crisi del debito, bisogna riflettere che tutto questo è il frutto di un meccanismo distorto che ha portato alla privazione coatta dello Stato del suo potere sovrano.
Tuttavia è un fatto culturale poiché nessun trattato, per un fatto di compatibilità costituzionale, ha mai messo per iscritto un trasferimento di sovranità dallo stato nazionale all’Unione Europea.
Tutte le operazioni di iniezione straordinaria di liquidità, soprattutto le più recenti, non sono mai state di fatto finalizzate alla ricostruzione delle zone terremotate in Italia, o a salvare altre zone disagiate d’Europa colpite dalla recente crisi da Coronavirus, ma essenzialmente per salvare le banche.
È dunque un problema di crisi di moneta e di crisi finanziaria o piuttosto un problema di illusione di non aver più il potere di gestire da padroni questa moneta?
Il trasferimento, sempre più incombente, della ricchezza da un’economia reale ad un’economia finanziaria
ha allontanato l’uomo dall’idea di produzione per avvicinarlo all’idea di speculazione.
Come si può non avere crisi in un sistema nel quale il denaro viene creato per finire sui mercati finanziari piuttosto che nell’economia reale?
Se ogni stato europeo volesse riappropriarsi della propria facoltà sovrana di stampare moneta e volesse veicolare la liquidità crescente al mercato del lavoro, delle opere pubbliche, della produzione e dei consumi, invece che dell’azionario, allora si uscirebbe dalla crisi e la crescita tornerebbe a renderci davvero felici e liberi.
Il problema della crisi è dunque che gli stati hanno smesso di fare quello che avrebbero potuto continuare a fare, ossia stampare moneta, credendo non fosse più loro prerogativa.
Di fatto la sovranità è ancora dello Stato e all’Unione è relegata la mera gestione tecnica delle politiche monetarie.
L’Unione Europea non è uno stato sovranazionale, ma solo un’organizzazione politica sovranazionale di stati sovrani liberi e indipendenti e i trattati, inevitabilmente, ancora permettono di affermare questa facoltà sovrana dei singoli stati membri.
Non l’hanno mai tolta, non avrebbero mai potuto farlo.
Bibliografia:
- Francesco Carraro per Il Fatto Quotidiano, “Sovranità monetaria, abbiamo forse frainteso i trattati europei?”,articolo del 18 Gennaio 2019:
https://www.google.com/search?ei=seLxX92PNaWEjLsP8YaS-Ak&q=Art+128+TFUE&oq=Art+128+TFUE&gs_lcp=CgZwc3ktYWIQAzICCAAyBggAEBYQHjIGCAAQFhAeOggIABCxAxCDAToECC4QQzoFCAAQsQM6CwgAELEDEMcBEKMCOggIABDHARCjAjoECAAQQzoECAAQCkoFCAcSATFQzSBYijxgjD9oAHABeACAAa4BiAGuDJIBBDAuMTKYAQCgAQGqAQdnd3Mtd2l6wAEB&sclient=psy-ab&ved=0ahUKEwidrNqKioDuAhUlAmMBHXGDBJ8Q4dUDCA0&uact=5
- Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:12012E/TXT:IT:PDF
- Chiara Zilioli e Martin Selmayr, “La Banca Centrale Europea”,Giuffrè ed., Milano, 2007.
- Ugo Draetta e Nicoletta Parisi, “elementi di diritto dell’Unione europea”, Milano, 2008