Si è sicuramente parlato del potenziale danno che Bitcoin potrebbe avere sull’economia finanziaria globale.
Bitcoin è una valuta digitale che già nella definizione data da Banca d’Italia lascia intendere l’enorme danno che potrebbe causare all’economia mondiale:”… una criptovaluta costituisce rappresentazione virtuale di valore…”
In sostanza Bitcoin è una valuta “fuffa”, ma non è una novità nella Storia. In realtà è da molto tempo che tutte le valute del mondo sono “fittizie”:
Dalla fine del regime Bretton Woods
l’economia mondiale si regge sulla fiducia
ed il denaro
ha perso il suo valore reale.
Bitcoin, principale capostipite nello scenario delle criptovalute, altro non è che l’evoluzione in chiave contemporanea e digitalizzata
del sistema finanziario globale nato con Bretton Woods nel 1972.
In questa data il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon sancì che il dollaro non era più convertibile in oro.
Da allora gli Stati Uniti decretarono il loro fallimento, la loro impossibilità di garantire il valore del dollaro.
Fino ad allora un tot di quantità di moneta in circolazione in uno Stato corrispondeva ad una riserva aurea
rispetto cui la moneta rifletteva specularmente il valore della ricchezza di quello Stato.
Coloro che additano Bitcoin come un potenziale danno per l’economia mondiale quasi sicuramente non sbagliano,
dal momento che le criptovalute creano un sistema nel sistema puntando a generare una sorta di economia parallela:
- Non tracciabile
- Non garantita da nessuna autorità statale
- Basata su codici di programmazione riprogrammabili a piacimento
- De-materializzata
Il fatto che la criptovaluta non sia tracciabile reca danno all’economia mondiale perché incentiva fenomeni di riciclaggio e compravendita fraudolenta di beni e servizi illegali.
In realtà la criptovaluta sarebbe tracciabile, poiché le transazioni in valuta digitale possono essere, anche se con maggiori difficoltà, identificate risalendo all’utilizzatore finale.
Il problema è quello della riprogrammabilità delle stringhe di codice che rappresentano il sottostante per le valute digitali.
In gergo si dice che una criptovaluta può essere “lavata”.
“Lavare” una criptovaluta significa rigenerarne casualmente il codice così da farne perdere le tracce.
Il Bitcoin, pertanto, non è di per se non tracciabile, ma è concepito per essere reso facilmente non tracciabile da un haker mediamente esperto.
Il fatto che sia de-materializzata, rende la criptovaluta facilmente scambiabile,
ma anche questo aspetto non ha trovato un vero e proprio riscontro ad oggi.
Il fatto che il Bitcoin debba essere “programmato” ha comportato che con il salire della domanda, per una sorta di fenomeno di schizzofrenia di massa di questi ultimi anni,
ha comportato una sempre maggiore difficoltà d’emissione (mining) della criptovaluta.
Nella sostanza se una moneta si emette, una criptovaluta si deve “minare”, in sostanza programmare.
Questo richiede delle tempistiche che non sempre riescono a stare dietro alla crescente richiesta.
Il fatto che non vi sia un’autorità garante in ultima istanza,
e che dovrebbe essere l’aspetto più rappresentativo del fatto che Bitcoin minacci un danno per l’economia globale,
non è prettamente una novità.
I Governi emettono la moneta, ma questa moneta, dal 1972 in poi, ha progressivamente sempre meno rappresentato la ricchezza reale dei vari Paesi.
Il Bitcoin potrebbe essere il futuro e, se il futuro volgerà ad essere sempre più tecnologico, digitalizzato e dematerializzato,
anche il denaro non è assurdo possa prendere questa piega.
Di per se non si può dire che Bitcoin sia un danno per l’economia globale, ma è piuttosto quest’ultima a rappresentare un danno per se stessa e da molti anni.
La dematerializzazione del denaro ha comportato un accrescimento esponenziale del debito pubblico di tutto il mondo
che è stato responsabile delle più recenti crisi economiche e finanziarie.
Sicuramente Bitcoin è una minaccia per l’economia mondiale, ma non è una nuova minaccia, è l’evoluzione tecnologica del disastro iniziato nel 1972.
Bitcoin rappresenta un danno per l’economia globale perché accresce l’inflazione inquinando il mercato con una valuta parallela a quella legalmente in corso.
Se le persone iniziano, come è stato, ad acquistare prodotti usando i wallet virtuali di Bitcoin (portafogli virtuali dove si tengono i Bitcoin),
la moneta in corso, sia essa Euro, Dollaro o altro, perde di valore.
Il problema è che queste monete legalmente in corso già non hanno più valore nella misura in cui, con la fine di Bretton Woods,
non rappresentano più la ricchezza del Paese che le emette.
Riflettendo su questo aspetto si evince pertanto che Bitcoin non sarà la causa di un nuovo danno per l’economia mondiale;
Bitcoin rappresenta e rappresenterà nel futuro una diversa veste che sta assumendo, grazie all’innovazione tecnologica, la crisi del debito pubblico mondiale.
Quanto sta facendo di catastrofico la criptovaluta non è tanto diverso da quello che da molti anni fanno gli Stati,
i quali si indebitano con le banche in cambio di titoli, scambiando carta straccia per carta straccia invece di scambiare valore.
Altro problema è che i Bitcoin, che sostanzialmente, in quanto criptovalute, non esistono,
potrebbero essere visti come bene rifugio in tempi di crisi, il ché farebbe schizzare alle stelle ancor più l’economia.
Il problema enorme è che di questo fenomeno che si sta verificando, non se ne conosce la portata e, alcuni, lo guardano con favore e preoccupante speranza.