Ripresa dopo il Coronavirus…sarà una nuova borghesia

Ripresa dopo il Coronavirus…sarà una nuova borghesia

La ripresa dopo il Coronavirus può essere prevista basandoci su come la Storia ci suggerisce.

Sono infatti molto simili le grammatiche che accompagnano una ripresa,

dopo le crisi fino ad oggi presentate dalle maglie della fitta trama delle vicende trascorse.

Una crisi rappresenta il più delle volte un punto di rottura con il passato, o una sua continuazione in forma diversa.

Alla base delle due Rivoluzioni Industriali ci stava il bisogno di trasformare una società europea

ormai anacronisticamente ancorata a quanto la Rivoluzione Francese aveva provato, in modo incompiuto, a trasformare.

I moti del 1848 animeranno l’Europa con la speranza di completare quel processo incompiuto di un secolo prima. 

Le due Rivoluzioni Industriali, la prima delle quali faceva quasi da sfondo al crollo dell’ Ancien Regime e alla Rivoluzione Francese,

avvennero in concomitanza alla spinta rivoluzionaria di un popolo che non voleva più restare ai margini.

Quelle due rivoluzioni economico-industriali coniarono il termine nuovo di “Capitale” e la corrente del “Capitalismo” ad esso associata. 

Quanto stava accadendo, a cavallo del 1700 e 1800, fu il prodotto del popolo, ma per esso il popolo non sembrava ancora pronto. 

Realizzando a mezzo della Rivoluzione Francese il ribaltamento di nobiltà e clero,

il popolo preparò la strada per le grandi innovazioni sociali di cui sarà però la borghesia a farsi interprete e garante.

Non a caso il periodo del tardo ottocento venne definito dallo storico Hobsbawm il “trionfo della borghesia”.

203F4C08 4359 4F2A 910F 3A9F106E831F
Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpeto (1901)

 

Il popolo mosse gli animi, creò scompiglio ed avanzò richieste, ma quello che la sua azione determinò era troppo grande per essere gestito dalla piazza.

Troppo grande per non richiedere un intervento illuminato di notabili, colti e preparati.

La Restaurazione avverrà in breve tempo per “tagliare le gambe” al socialismo;

quello stesso socialismo che non si affermerà compiutamente neppure nel 1848, nella così detta “Primavera dei Popoli”.

All’epoca le rivoluzioni partivano dalle piazze, erano spinte da un popolo che voleva contare maggiormente ascendendo la piramide sociale,

fino a poter votare e vedersi riconosciuto un giusto salario, per un equo orario lavorativo.

A quei tempi erano i popoli a fare le rivoluzioni, ma la borghesia a prendere il posto dei nobili e dell’alto clero.

I borghesi erano la classe nuova,  più popolare rispetto agli esponenti dell’Ancien Regime,

ma lontani ancora da quell’idea di socialismo che era nell’aria e che aveva posto le basi per questi cambiamenti.

La situazione economica che verrà determinata sarà positiva e porterà a nuove scoperte scientifiche, a più facili spostamenti, alla diffusione del capitale lungo tutto il globo. 

Verranno esasperate quelle tensioni restate latenti tra gli Stati e si arriverà ad una conflagrazione mondiale senza precedenti,

prima conseguenza nefasta di quella che già si poteva definire “Globalizzazione”.

Il Liberalismo, come anche il suffragio universale, il capitalismo ed il Risorgimento

non erano su misura per quello stesso popolo che ne aveva gettato le basi.

Gli Stati nazionali, dal canto loro, non si riveleranno pronti a gestire un mercato aperto,

un capitale che viaggiava su scala globale.

Gli interessi contrastanti delle potenze egemoni deflagrarono in due Guerre mondiali che ridisegnarono i confini nazionali.

A livello sociale, la classe che sarà protagonista della ripresa,

sarà un ceto medio molto simile alla borghesia che fu protagonista della Restaurazione.

Una classe, ancora una volta, di raccordo tra il “lavoro sporco” fatto dal popolo, e la missione di dover dare una forma concreta a quanto la Storia stava, ancora una volta, delineando.

Per la ripresa dopo il Coronavirus, viene da chiedersi quale sarà a questo punto la classe sociale che si prenderà la responsabilità di dare una forma al dopo crisi.

Una pandemia come questa che ci si trova a vivere, capita in un momento nel quale il ceto medio, la borghesia, è già scomparsa da anni.

In un contesto dove il progresso sembrava aver raggiunto il suo apice,

la crisi livella la società a tal punto che diviene difficile individuare  un punto dal quale ripartire.

Non vi sono ricchezze di nobili da redistribuire, capitali dell’industria bellica da riconvertire, o piani economici da intraprendere, sotto la luce guida di una classe illuminata.

Rivoluzioni e guerre creano la fame, ma spingono anche a mutamenti di contesto che offrono spunti di ripresa.

Una ripresa dopo il Coronavirus non vede vincitori né vinti non lascia spazio a ideologie che possano intendersi come progetti di società.

Una pandemia livella il tutto come allo stato di partenza, lasciando spazio solo a delle riflessioni.

Una pandemia che giunge dopo anni di battaglia contro gli effetti di una crisi economico finanziaria che dal 2008 sta massacrando l’economia mondiale.

Quale potrebbe essere dunque la soluzione per uscire da questa catena di eventi nefasti per la nostra epoca?

Forse ormai non è possibile, poiché chi sta male non sta abbastanza male da fare un gruppo, da formare una “classe sociale rivoluzionaria”. 

Chi sta troppo bene non è abbastanza illuminato da farsi interprete e portavoce di un movimento rivoluzionario che stenta a incardinarsi.

Oltre alla mancanza di un progetto sociale attorno cui mobilitarsi,

la ripresa dopo il Coronavirus è una battaglia contro un evento funesto, detonatore di decisioni politiche sbagliate e inique.

Siamo vittime degli eventi, che si sommano a  perpetuate ingiustizie sociali anche se, va ricordato, nei secoli passati,

quando la gente moriva di fame, se la prendeva con il sovrano e questo, oggi, in un epoca del potere impersonale, è molto più difficile da individuare.

Quasi impossibile per il popolo scatenare rappresaglie verso chi prende davvero le decisioni.

Il contesto è quello che Tom Burns definisce di ”Sovranità diffusa” e organizzazioni parastatali.

Uno Stato di diritto dovrebbe garantire al suo popolo di potersi fare carico degli stati di emergenza, invece sembra che anche i sussidi minimi tardino a pervenire.

Una ripresa dopo il Coronavirus sarà possibile quando si creeranno le basi per una nuova classe di illuminati.

Una classe che un livellamento sociale del siamo tutti “uguali” non ha creato.

Non vi è stata inclusione come avrebbe promesso, ma un livellamento verso il basso, condannando all’estinzione tanto il popolo, quanto il ceto medio.

Servirebbe una borghesia, ancora una volta, anche se sembra ormai anacronistica.

Anacronistica come quei progetti di società che, sullo sfondo della nascita degli Stati nazionali, amavano un tempo farsi chiamare ideologie.


Bibliografia
:

– Eric J. Hobsbawm, Il trionfo della borghesia 1848-1875, Ed. Laterza, Bari, 2018

– Carlo Mongardini, La società politica, Ecig ed., Genova,2000

– Max Weber, La scienza come professione. La politica come professione, Ed di Comunità,Torino 2001

Author Image
Alessandro Gatti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.