Molti avranno cercato di comprendere cosa prevede la fase due. Prevede in sostanza quello che prevedeva la fase uno, ma “venduta” meglio all’opinione pubblica.
Sembra che si possa fare visita anche ai congiunti e andare a fare attività fisica all’aperto un pochino più distanti da casa.
Riapriranno un maggior numero di attività produttive, ma le restrizioni resteranno pesanti.
Sembra proprio che questo Coronavirus debba cambiare il nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri, almeno fino al diffondersi di un efficace cura.
Cosa prevede la fase due è un interrogativo che non lascia spazio a dubbi: Coloro che gestiscono attività incentrate sull’aggregazione sociale dovranno forse mutare il loro business.
Discoteche, palestre, ristoranti, pub, circoli ricreativi vedono ancora lontano il giorno della loro riapertura.
Come osserva lo storico Alessandro Barbero “Averci tolto l’aperitivo è stato come mandarci in guerra”.
Si sa che la storia si ripete e quando si tratta di guerre, catastrofi, cataclismi e pandemie lo Stato diventa Stato per davvero e si fa simile alla dittatura.
Il sociologo Max Weber nell’ormai lontano ‘800 teorizzava il concetto di potere:
“Quella possibilità o volontà di un soggetto A,
all’interno di un rapporto sociale,
di imporre ad un soggetto B un qualche cosa.
Indipendentemente dal fondamento di tale possibilità
e al di là delle opposizioni”.
Max Weber.
In altre parole nel caso di una situazione di emergenza lo Stato passa dall’utilizzo della sua autorità, che si basa su quel fondamento di legittimità che è il riconoscimento e l’accettazione, all’esercizio della forza pura.
Questa, a differenza dell’autorità, non è necessariamente legittimata, non è riconosciuta, ma è imposta.
Ecco il potere dello Stato.
Quindi, parafrasando Barbero, il paragone con la guerra diviene sensato. In uno stato di necessità impellente, per il bene della Nazione, le nostre libertà costituzionali vengono sospese.
Come il nostro bisnonno fu obbligato ad andare al fronte, così noi siamo stati obbligati a rimanere a casa. Questa é la fase due: una distensione ma non un via libera.
È necessario “far digerire la pillola” alla popolazione, ma la sostanza di cosa prevede la fase due resta invariata.
” Abbiamo scoperto che possiamo vedere sospese le nostre libertà.
È la sconfitta della nostra illusione
che la scienza fosse invincibile…
la peste nera di metà ‘300,quella del ‘600 a Milano,
il colera a Napoli nel 1884 e la Spagnola nei primi del ‘900.
Questa pandemia
è come una iniezione di passato nel nostro presente.”
Alessandro Barbero
Se dopotutto venne criticato lo storico Francis Fukujama, nel parlare negli anni ‘90 di una “fine della Storia”, intendendo la fine di un’era in cui si era tentato di ribaltare il capitalismo, la pandemia da Covid-19 ha confermato che questo ribaltamento è possibile.
Una pandemia che ha ridisegnato i confini sociali e che obbligherà a ripensare un modello differente di mercato capitalistico.
Un capitalismo ridisegnato su misura per una società la quale, se non per sempre comunque per molto, non potrà più guardare a se stessa come spazio libero di interazione e integrazione.
Un capitalismo che, passata questa fase di grave difficoltà, ci si auspica possa imboccare una nuova epoca, in linea con quando l’economista Giulio Tremonti aveva previsto nel saggio “Le tre profezie”: che l’economia e la finanza, costrette da quello che l’ex ministro italiano definisce “incidente della Storia”, ad abbandonare l’un neoliberismo globalizzato senza freni, torni a dialogare con lo stato contribuendo finalmente alla diffusione di uno sviluppo più sostenibile.
Bibliografia:
– Dagospia, “Toglierci l’aperitivo è stato come mandarci in guerra”, di Daniela Ranieri, https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-toglierci-39-aperitivo-stato-come-mandarci-232127.htm
– Max Weber, “la scienza come professione, la politica come professione”, Einaudi, Milano,2014
– Giulio Tremonti, “Le Tre Profezie”, Solferino Editore, Milano 2019.
– Francis Fukujama, “La Fine della storia è l’ultimo uomo”, Utet, Milano 2020.