L’Unione Europea ci potrà salvare dal Coronavirus? È questa la domanda che sicuramente molti Italiani, Spagnoli, Tedeschi ed Europei in genere si saranno posti in questi giorni.
Molti avranno risposto negativamente, cavalcando l’onda del diffuso anti-europeismo che da sempre ha popolato gli animi dei cittadini di questi Stati europei storicamente e geograficamente divisi, ma all’improvviso costretti a dirsi membri di una realtà istituzionale unica, la quale non sembra appartenere a nessuno. Sospinta da interessi soggettivi, di carattere geopolitico, e da interessi di natura economica, l’Unione Europea venne realizzata concretamente a partire dal Secondo Dopoguerra.
Originariamente concepita sulla base di scopi ideali ed utopistici, fu realizzata concretamente per contenere l’espansione in Europa dell’Unione Sovietica, garantendo al contempo un riarmo in sicurezza della Germania.
Quest’ultima era stata responsabile di ben due conflagrazioni mondiali e si ritrovava ad essere cruciale per quelle che erano le logiche della strategia del containment, proprie della dottrina Truman.
Dal Secondo Dopoguerra in poi questa Unione Europea è sempre più apparsa, ai suoi stati membri, come un vestito confezionato su misura per “fare i comodi della Germania”.
Oltre a questo i vari stati, figli del retaggio dell’Assolutismo francese, abituati a vivere da inventori dello Stato nazionale, e a muoversi guerra l’un l’altro, si sono di colpo ritrovati a dover rinunciare al proprio principio di sovranità.
Gli Stati europei si sono ritrovati, improvvisamente, e prima che venisse creata una identità europea, a convivere come un unico corpo nazionale, prendendo direttive e ordini da un organismo a loro stessi sovra-ordinato.
Alla luce di quanto ripercorso l’Unione Europea ci potrà salvare dalle conseguenze del Coronavirus solo se i popoli, appartenenti ai vari stati membri, capiranno che sono finalmente uniti dinnanzi ad una minaccia comune.
Una volta compreso che l’Unione Europea altro non è che una macchina burocratica ed amministrativa, che trae la sua linfa vitale dagli stati che la compongono, questa macchina riuscirà finalmente a fare gli interessi comuni delle entità sovrane che ad essa hanno di fatto delegato, almeno in parte, le proprie facoltà decisionali.
Mai nella Storia dell’Europa qualcosa ha unito all’unanimità e in modo cosi profondo il destino dei Paesi europei. Non ci sono riusciti gli interessi, le religioni, le culture, ma forse ci riuscirà un virus.
Guardare al funesto evento che ha colpito il nostro tempo, in modo così imparziale e diffuso, potrebbe creare quelle condizioni indispensabili grazie alle quali l’Unione Europea ci potrà salvare.
Solo così, intendendo l’Unione Europea come veicolo di unità per far fronte alle difficoltà comuni, si potrà vincere una battaglia troppo grande per essere affrontata con la burocrazia e la divisione.
Non a caso il filosofo tedesco Immanuel Kant,
nel suo trattato “Per la Pace Perpetua”,
non ravvisava il segreto della Pace Universale
nelle istituzioni o in un ordinamento giuridico internazionale,
ma nella costante pratica repubblicana e democratica degli individui.
Quando l’Europa riuscirà a vedere se stessa come un insieme di stati, e di esseri umani, terrà da parte la propria istituzionalizzazione, accantonando le regole, gli interessi specifici e dando spazio alle persone.
Quando l’Unione Europea ripenserà se stessa come alla sintesi degli stati e delle persone che la compongono, allora ci potrà salvare da un nemico comune che, forse per la prima volta nella Storia, potrebbe esser capace, a suo modo, di forgiare una forma di identità europea.
Bibliografia:
– Immanuel Kant, “Per la Pace Perpetua”, Feltrinelli,Milano,2017
– Maria Grazia Melchionni,”Europa unita sogno dei saggi”,Marsilio ed., Venezia, 2001.