“Joker” è una discesa nei meandri della follia, il tutto sorretto da uno straordinario Joaquin Phoenix. Questo è a grandi linee un film che ha avuto un enorme successo di pubblico, ma che non ha convinto in pieno la critica. In seguito all’uscita della pellicola nelle sale cinematografiche di tutto il mondo si sono lette caterve di parole e versati fiumi di inchiostro sull’ennesimo film che attinge alla mitologia di un personaggio culto come Batman. La scelta da cui si è accesa la miccia è stata di lavorare sul background dell’antagonista più amato dell’Uomo Pipistrello, un “cattivo” che faceva del mistero della sua vera identità e dell’inganno uno dei suoi tratti caratterizzanti. Ognuno poteva immaginarsi la vita dell’uomo che poi sarebbe diventato il sadico criminale che nascondeva le sue vere sembianze dietro una maschera di trucco. La decisione di scavare nel passato non raccontato del “Joker”, da un lato apriva a grandi possibilità creative, dall’altro cozzava con lo scetticismo di molti fan che non volevano che il dogma del mistero sul passato del loro amato personaggio venisse intaccato. Arthur Fleck, versione umana di “Joker”, è quello che nell’ultra-competitiva società americana può venir considerato un “perdente”: come mestiere, per pochi spiccioli, fa un pagliaccio che non riesce a far ridere la gente. Un pubblico che anziché amarlo gli riserva spesso disprezzo. il “Joker” rappresenta l’alter ego di un piccolo uomo medio. Uno sfortunato inseguitore di quel “sogno americano” che è di tutti, ma non per tutti.
“Joker” è la disgregazione psicologica, e in chiave contemporanea, del bisogno di emergere dell’uomo medio raccontato con grottesca drammaticità anche da Italo Svevo.
Lo scapolo senza arte né parte che vive in affitto in un appartamento nei bassifondi della città in compagnia dell’anziana madre e non riesce a trovare un posto soddisfacente in quella società che, nonostante i suoi sforzi, lo considera un reietto. Il personaggio del film soffre inoltre di una particolare patologia neurologica che lo fa cadere preda di risate incontrollate in momenti di forte disagio, rendendo il tutto più grottesco e difficile da affrontare. Riesce co man qui a trovare l’amore contraccambiato di una giovane madre single, una delle poche persone con cui i suoi tentativi di essere divertente sembrano sortire l’effetto sperato.
Il regista Todd Philipps sembra divertirsi a infierire sul suo personaggio, che viene mostrato fin da subito nella sua quotidianità di umiliazioni e sofferenze. La scelta di ambienti cupi e luci tetre sottolineano la lacerazione interiore del suo protagonista.
La scena del balletto sulla scalinata, simbolo della decisione di abbracciare tutta la sua pazzia
per trovare una propria personalissima e sbalestrata maniera di esprimere se stesso,
è stata improvvisata dallo stesso Phoenix ed è già entrata nell’immaginario collettivo.
Il film, pur immergendo lo spettatore in un mondo sgradevole e disturbante, riesce a coinvolgere e tenerlo incollato allo schermo, facendo breccia sui tipi di pubblico più disparato. Proprio qui sta il piccolo miracolo di quest’opera che mette di fronte a una realtà che la società occidentale finge di non vedere.
Questo disadattato, quando viene allo scoperto, con le sue folli azioni,
diventa l’emblema di un disagio che non è soltanto espressione di un caso isolato
ma diventa il megafono di una moltitudine di “ultimi”.
Migliaia di persone che hanno sempre vissuto ai margini vedono in questo antieroe un simbolo e un punto di riferimento per gridare a squarciagola la rabbia nei confronti di un sistema che non solo non mantiene le sue promesse di uguaglianza, ma che si fonda proprio su quei dislivelli sociali che invece di guarda bene dal colmare.
Il film è un pugno nello stomaco già dalla prima scena, ma che diventa un lungo fastidio lancinante che tuttavia sa sedurre e forse, almeno per qualche ora passata dentro la sala sgranocchiando pop corn, riesce a far vacillare qualche certezza. Che piaccia o no, chiunque, nella cornice dello spietato sistema consumistico e capitalistico occidentale dove tutti devono svettare a ogni costo, può diventare quel freak grottesco e chiunque è responsabile della sua creazione.