Quanto sia importante nella vita raggiungere i propri obiettivi non è certo cosa che va spiegata. Capire piuttosto quanto sia facile che uno scopo della vita coincida con il sogno è invece fondamentale. E’ fondamentale perché gli obiettivi ci sono per essere raggiunti, mentre i sogni ci fanno perdere di vista la realtà. Quando un obiettivo coincide con un sogno si rischia di esserne fagocitati a tal punto che ogni azione finirà per allontanare dall’obiettivo stesso.
Quando dinnanzi ad uno sbalordito pubblico della Columbia University, lo scienziato serbo Nikola Tesla mostrava i suoi tubi luminosi a incandescenza, un reporter era là a definirlo come “un arcangelo che volteggiava le sue spade luminose per portare la giustizia nel mondo”. Era il lontano 1891 quando Tesla gettava le basi per quelli che sarebbero stati i neon, i droni, le lampade alogene, le radio, ma anche i radar, i telecomandi e i controlli remoti; perfino le chat, le telecomunicazioni, le reti senza fili (wireless) e lo stesso internet.
Un fobico ossessivo, ma dalla grande immaginazione; un visionario prima che un genio. Nikola Tesla era emigrato negli Stati Uniti nel 1884 bello, affascinante e senza un soldo in tasca. Solo una lettera di referenze per colui che era considerato l’eroe del popolo americano: Thomas Edison. Il trentacinquenne Edison già era un noto ed acclamato scienziato, inventore della lampadina a incandescenza ed il suo sistema di distribuzione dell’energia elettrica era ormai un brevetto dal 1880.
Una complessa rete di conduttori di rame che si estendevano per 24 km sotto l’area Sud di Manhattan e riuscivano ad accendere le case, le fabbriche e le immaginifiche speranze di pochissimi privilegiati. Un limite oggettivo per un enorme potenziale innovativo. Questo limite era logistico e tecnico, prima ancora che economico.
Un sistema a corrente continua (CC) non poteva infatti produrre energia in grado di andare lontano, né di durare a lungo. Occorreva installare una centrale elettrica ad ogni chilometro per compensare le dispersioni di energia. Nel sistema a corrente continua vi è infatti un generatore che “spinge” un flusso di elettroni lungo un cavo allo scopo di produrre energia sufficiente per accendere la luce di una lampadina o per azionare un motore. Perché la “magia” possa ripetersi il flusso di elettroni deve ripassare all’interno del generatore per ricaricarsi di nuova energia da sprigionare, compensando così l’effetto dispersivo causato dalla resistenza del cavo.
Tesla offriva la soluzione mediante un sistema a corrente alternata (CA), nel quale gli elettroni, invertendo di continuo il loro flusso, non procedevano mai in una sola direzione, avendo così la possibilità di rigenerarsi continuamente transitando all’interno del generatore.
Tesla non fece altro che prendere un motore ad energia continua ed eliminarne le parti meccaniche sostituendole con dei magneti che facevano azionare le parti del marchingegno senza che vi fosse contatto tra le componenti. Aveva scoperto la vera energia: azione pura, scaturita in sospensione, per effetto dell’azione di due magneti.
Tesla riuscì a farsi assumere da Edison, ma le sue qualità da visionario erano in netto contrasto con il pragmatismo dello scienziato statunitense. Quest’ultimo, sfruttando per oltre venti ore al giorno il lavoro di Tesla, voleva creare soluzioni ai problemi concreti per poi venderle. Il giovane serbo desiderava piuttosto capire il mistero della scienza e, nello specifico, comprendere il fenomeno dell’elettricità. Per questo motivo Edison definirà Tesla un “poeta della scienza”. Quando il visionario serbo realizzerà che Edison non avrebbe mai e poi mai creduto fino in fondo nel suo sogno del sistema a corrente alternata, finirà con il licenziarsi per mettersi in proprio e vedersi truffato, nei suoi brevetti, da numerosi imprenditori. Tesla arriverà a dire che gli alieni si erano messi in contatto con lui solo perché ancora non riusciva a capire fino in fondo il mistero dei segnali radio.
Alla base di queste folli affermazioni, vi erano straordinarie scoperte che Tesla, suo malgrado, non seppe capitalizzare in proficui investimenti economici, per se stesso e per la comunità. Se Edison, da parte sua aveva apportato, in tempi brevissimi, un enorme beneficio alla comunità, grazie alla prima rete elettrica al mondo, Tesla non seppe fare altrettanto con una serie di brevetti più all’avanguardia, maggiormente efficaci e meglio vendibili. Edison realizzò il massimo dalle sue primitive invenzioni e scoperte, mentre Tesla neanche il minimo da un immenso potenziale di trovate innovative decisamente più all’avanguardia.
Ai primi del Novecento, accompagnato dalle sue ossessioni e dai suoi disturbi mentali, Nikola Tesla si trasferì ad Ovest e mise in piedi un laboratorio presso Colorado Springs per implementare in gran segreto “la più grande scoperta che avrebbe rivoluzionato”-a suo dire-“il destino dell’umanità”.
Tesla era riuscito a farsi finanziare un progetto per sviluppare la lampada a luce fredda, una sorta di progenitore dei nostri neon, innovazione che avrebbe potuto perfezionare in brevissimi mesi e con un grande beneficio economico, ma a cui non dedicò neppure una minima parte del suo tempo e dei suoi fondi. Mentre Edison incamerava introiti con le sue migliaia di lampadine obsolete, Tesla inseguiva il sogno di creare una fonte di energia in grado di illuminare il Pianeta Terra. Il delirio onirico del visionario serbo lo portò a non curarsi di un limite fisico oggettivo: su lunghe distanze l’energia si disperde quando ci si allontana via via dalla fonte.
Nikola Tesla ideò la bobina di Tesla, un marchingegno in grado di produrre una enorme quantità di energia. A questo punto l’enorme campo magnetico da essa prodotto, anziché suggerire al suo scopritore la trovata delle onde radio, lo portò a credere di parlare con gli alieni di Marte. John Jacob Astor IV, ricco magnate statunitense, aveva finanziato il laboratorio di Tesla a Colorado Springs perché questi vi progettasse l’innovativa lampada a luce fredda, ma egli voleva osare di più. Voleva letteralmente “elettrizzare” la terra. Le bobine di Tesla produssero milioni di volt che finirono con l’incendiare il laboratorio del visionario e piombarono nell’oscurità la cittadina di Colorado Springs per ore. Obiettivo del serbo era tempestare la Terra di scariche elettriche perché queste, sfruttandone il campo magnetico, diffondessero la loro energia su lunghe distanze.
“Lasciamo che il futuro dica la Verità,
e giudichiamo ciascuno secondo la propria opera e gli obiettivi.
Il passato e il presente sono vostri
ma il futuro appartiene a me”.
(N.Tesla)
Come tutti i grandi inventori si imbattono in una ricerca per scoprire poi casualmente tutt’altro, così Tesla ebbe l’occasione di sfruttare l’enorme campo magnetico che si generava per trasmettere non la corrente, ma dei messaggi su lunghe distanze. Quello che Tesla aveva interpretato come messaggi extraterrestri erano in realtà onde radio e raggi gamma prodotti dall’enorme quantità di energia sprigionata dalle sue bobine. Ancora una volta Tesla ebbe l’occasione di creare il futuro e consacrarsi alla storia del tempo come un inventore dalle abilità ben maggiori rispetto ad Edison, ma non ebbe la capacità di capitalizzare il suo talento in un successo concreto.
Tesla aveva continuato a vaneggiare circa le tecnologie in suo possesso per rispondere ai segnali da Marte, ma gli investitori avevano stentato a credergli eccetto uno. Nonostante tutto il mondo aveva visto Tesla bruciare centinaia di migliaia di dollari nell’incendio di Colorado Springs, il banchiere J.P. Morgan sembrava ancora attratto dalle sue oniriche visioni. A questo punto il destino offriva una nuova opportunità al visionario inventore serbo. Si prospettava però la fatidica scelta: continuare a perseguire il sogno di fornire energia gratis e su vasta scala a tutti, oppure approfondire l’aspetto del campo magnetico per trasmettere messaggi a distanza? Bastava vendere le tecnologie per trasferire l’energia su vasta scala, sfruttando il campo magnetico della Terra a Morgan, ed il gioco era fatto. Tuttavia Tesla non sembrava interessato a consegnare proficuamente e pragmaticamente le sue invenzioni nelle mani del ricco banchiere statunitense. Tesla scelse di tenere nascosto il suo progetto circa la diffusione dell’energia, per concentrarsi su quello riguardante il campo magnetico e le onde radio.
J.P.Morgan investì allora 150 mila dollari nel progetto di Tesla volto a trasmettere messaggi senza fili e con quei soldi Tesla costruì una torre di trasmissione. Mentre Tesla sperperava il denaro di Morgan, nel 1901 Guglielmo Marconi, cavalcando l’onda delle ricerche del visionario serbo volgeva rapidamente verso la concretezza. Pragmatico e commerciale. Spietato, risoluto ed efficace, Marconi trasmetterà il suo messaggio senza fili nel Dicembre del 1901 e otto anni dopo riceverà il Premio Nobel. A Marconi saranno attribuite l’invenzione del telegrafo senza fili, della radio, nonché il merito di aver saputo vedere in una scoperta un modo commercialmente redditizio per vendere una soluzione ad un problema.
Mentre Nikola Tesla era diventato lo zimbello della stampa mondiale, l’italiano Guglielmo Marconi, sfruttando indirettamente i benefici di alcuni suoi brevetti, si era consacrato agli occhi del mondo come l’inventore della radio e del telegrafo senza fili. La storia aveva visto Marconi, ma aveva ignorato che fu invece Tesla, già nel 1891, a trasmettere per 50 km il primo vero messaggio senza fili.
Sarebbe bastato che Tesla avesse venduto a Morgan le royalties per la corrente alternata. Questo gli avrebbe fruttato una rendita per tutta la vita permettendogli di finanziare le sue ricerche e di non essere battuto sul tempo da Marconi. Per gelosia della sua idea dell’energia gratis e della corrente alternata, da un lato, per la sua avidità nell’investire subito 150 mila dollari nella trasmissione senza fili, dall’altro, Tesla perse tutto. Più di ogni altro Tesla aveva pagato cara la sua capacità di sognare ad occhi aperti e la sua fantasiosa visione della vita.
Se si potesse trarre una lezione completa dall’esperienza di Nikola Tesla, questa riguarderebbe la lungimiranza. Tesla si focalizzò troppo sul suo obiettivo primario, divenendone una vittima. Perse il contatto con la realtà e non seppe elaborare un piano strategico che, se da un lato lo avrebbe temporaneamente allontanato dal suo obiettivo, dall’altro gli avrebbe fornito il gps più idoneo per raggiungerlo.
Se poi in questa triste storia, volessimo vederci un lato positivo, pensiamo che almeno una volta, nella storia dell’umanità, è un Italiano a “fottere” qualcuno e non il contrario.
Bibliografia:
- American Experience: Tesla, Michael Murphy, 2016, Documentari Netflix
- L’uomo che ha inventato il XX secolo, Robert Lomas,Piano B edizioni, Prato, 2000