Il sogno americano nella contemporaneità visto con gli occhi, e la chitarra, di un grande interprete internazionale di emozioni.
Tua madre sta abbaiando nel sedile posteriore, dille di scendere e di muovere quei grossi piedi.
Ogni lunedì mattina devo darle un passaggio fino all’ufficio di collocamento, bene stamani non ho voglia di combattere dille che mi arrendo. Dille che ha vinto lei se solo se ne sta zitta, ma è l’ultima volta che verrà in macchina con me.
Puoi dirle che c’è un caldo sole che batte sulla cappotta nera, lei continua a parlare e si farà a piedi quest’ultimo isolato. Può prendere una metropolitana per rientrare al ghetto stanotte.
Be io ho qualche birra e la strada è libera, e ho te e piccola tu hai me. Hey!hey! Hey! cosa dici Sherry cara?!
Ora ci sono ragazze che si abbronzano in spiaggia, e sono così carine ma così fuori portata, perché io sono imbottigliato nel traffico sulla 53esima strada.
Ora Sherry il mio amore per te è sincero, ma non avevo messo in conto questo ulteriore peso. Piccola questa macchina non è abbastanza grande per lei e me […]
Sherry Darling, 1980, The river
Punti di contatto tra la realtà lavorativa italiana e la bugia del sogno americano
Incredibile quanto possano, questi versi relativi al sogno americano, accomunare la nostra attuale condizione di Italiani senza lavoro, al sentimento dello statunitense medio nelle canzoni di Springsteen.
Nelle parole di Sherry Darling, noto brano del 1980, inserito nell’album The River di Bruce Springsteen, emerge l’amarezza di un uomo che osserva dal finestrino della sua auto il mondo come avrebbe voluto che fosse. Egli è cresciuto nella promessa del sogno americano e si trova a vivere l’angoscia di una realtà che ama ma che è ben lontana da quella che avrebbe desiderato.
Innamorato perso della sua Sherry, osserva le bellezze in spiaggia, le contempla come appartenenti al mondo dei ricchi, dei facoltosi. Ragazze inarrivabili, promessa di un sogno americano, che per un lavoratore che fatica ad arrivare a fine mese è assolutamente irraggiungibile.
Per il cittadino americano medio, all’interno della sua utilitaria di seconda mano sta la realtà delle cose; il ciarlare di una suocera pedante ed una moglie cara ed amata che non riesce comunque a distoglierlo dalla bella vita che si trova fuori il finestrino. Il mondo dentro l’utilitaria, infuocata dal sole ed appesantita dall’ “abbaio” di una suocera invadente, viene messo a contrasto, dal cantautore del New Jersey, con il mondo fuori dal finestrino; quel mondo promesso dal sogno americano.
Quello stesso sogno americano che perseguono i nostri giovani quando partono per l’estero, quando credono che la realtà a stelle e strisce non contempli affitti salati, lavori estenuanti e orari snervanti.
Il sogno americano è una promessa di Felicità che, fin dalla sua edificazione, la Costituzione americana ha offerto in dono ai suoi concittadini. Una promessa che la realtà è solita smentire. La quotidianità che ci racconta Springsteen è quella di uomini che lavorano sodo per avvicinarsi malamente alla promessa del sogno americano. La realtà che ci racconta Springsteen è quella dello statunitense medio che si sveglia presto la mattina per accompagnare la suocera all’ufficio di collocamento e poi andare a lavoro.
La vita dello statunitense di cui parla Springsteen è ben lontana da quella che risiede nella promessa del sogno americano.
“tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo Governo, che ponga le sue fondamenta su tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri più probabile possa apportare Sicurezza e Felicità.”
Costituzione americana 17 Settembre 1787
Come del resto si sa, le parole, hanno un peso. La Costituzione pone come diritto la ricerca della Felicità e non la Felicità concretamente e realmente godibile. Poco importa che il diritto alla ricerca della Felicità sottintenda che debbano essere garantite quelle condizioni di base perché tale ricerca possa essere intrapresa realmente.
All’uomo medio di cui parla Springsteen questa sottigliezza sfugge; egli è un uomo che lavora in fabbrica, che si alza presto la mattina e si sporca le mani, o che fa l’impiegato in qualche ufficio anonimo nella periferia del New Jersey. L’uomo di Springsteen non riflette e non pesa le parole della Costituzione. L’uomo di Springsteen vede il sogno americano come una promessa e crede in quella promessa.
Il sogno americano è l’obiettivo di una vita. Diventa una ragione d’esistenza, ma ogni giorno sempre più una fonte di delusione. La realtà quotidiana, per lo statunitense medio, risiede nel sogno. Springsteen nelle sue canzoni parla con orgoglio e ammirazione dell’uomo che sogna, ma velatamente condanna i sogni.
L’uomo si inganna di poter realizzare la Felicità nel suo senso più astratto, quello del sogno americano. La condanna di Springsteen è verso la bugia che risiede nel mondo onirico, ma non nell’uomo che sogna e persegue la sua idea di Felicità.
Come potremmo dunque estendere questa metafora della menzogna del sogno americano all’uomo Europeo ed italiano in particolare? Come l’idea astratta della Felicità risieda nel sogno americano, così la nostra Costituzione parla di lavoro. Il sogno americano è sostanziato, a livello costituzionale, e nella cultura statunitense, dal diritto di perseguire la Felicità. La nostra Costituzione fonda invece la sua credibilità sul lavoro.
Art.1 della costituzione italiana
“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo che eserciterà nelle forme e nei limiti della costituzione.”
A differenza che nella Carta costituzionale statunitense, nella nostra si assume il lavoro, concetto ben più concreto dell’idea astratta di Felicità, come fondamento per la nostra democrazia e la nostra identità nazionale.
In un’Italia dove il lavoro non viene più garantito dallo Stato crolla dunque il pilastro portante della credibilità e della legittimità della nostra Nazione. Ecco dunque che nella grande bugia del sogno americano ci identifichiamo e ritroviamo tutti quanti vicini all’uomo medio di Springsteen.
L’America di cui parla il cantautore statunitense è ben lontana dal sogno americano che ha in mente l’Italiano medio quando pensa di partire dal proprio Paese per cercare fortuna nella terra delle onde da Surf e delle bellezze bionde e maggiorate.
Gli Stati Uniti del sogno americano sono una cosa ben lontana dalla realtà di molti cittadini che si svegliano la mattina presto per andare a lavoro e si piantano per ore nel traffico a bordo della loro utilitaria di seconda mano. Gli Stati Uniti di Bruce Springsteen sono una realtà fatta di piccole cose e grandi difficoltà.
Il sogno americano dello statunitense medio è l’amore profondo per la cara Sherry, anche se il suo corpo in nulla assomiglia a quello che egli osserva nelle ragazze fuori dal finestrino della sua auto.
Per quanto vogliamo ostinarci ad osservare con invidia il mondo statunitense, per quanto vogliamo ostinarci a pensare che in Italia non funzioni niente e che all’estero sia tutto più facile, non potremmo mai negare che le difficoltà siano in ogni dove e che vadano affrontate.
Anziché andare a soffrire i problemi di altri dovremmo fare in modo di rendere realmente concreto il nostro sogno americano, che è Italiano, Europeo, mondiale ed umano.
Il diritto al lavoro è fondamento della nostra Costituzione, ma è anche fondamento pratico della nostra moralità e della nostra identità. Un diritto di cui dobbiamo riappropriarci senza pensare che da altre parti del mondo stiano tanto meglio di noi.
In ultima analisi vale la pena notare che per Springsteen il sogno americano finisce con il coincidere nella ricerca della Felicità attraverso le piccole cose.
L’uomo di Springsteen insegue il sogno americano guardando fuori dal finestrino della sua utilitaria di seconda mano una non realtà, ma lo raggiunge grazie ad una birra e all’amata Sherry.
Bibliografia:
- Alessandro Portelli, Badlands: Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni, Donzelli editore
- D. Battaglia, La voce, la chitarra e l’altoforno. Bruce Springsteen canta la deindustrializzazione di Yongstown, nel nordoves dell’Ohio, Sintel, Milano 2009
- The federalist: raccolta di documenti a favore della ratifica della Costituzione americana, agosto 1788
- Costituzione esplicata a cura di Federico del Giudice, edizioni Simone, 2016 Napoli